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Senologia a Isernia, alla vigilia della manifestazione di domani è scontro a distanza tra Cinque Stelle e Filomena Calenda

Redazione
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Alla  vigilia della manifestazione prevista davanti al Consiglio regionale domattina alle 10 riguardo al Reparto di senologia a Isernia, c’è uno scontro tra varie forze politiche. Con Cittadinanzattiva e Movimento Cinque Stelle che difendono le scelte dell’Asrem e di Lucchetti e gli isernini Emilio Izzo e la consigliera Filomena Calenda che invece continuano a difendere la necessità di salvaguardare quanto fatto finora al Veneziale.  Domani la manifestazione davanti al Consiglio Regionale è prevista per  le 10.

“La prima cosa da chiarire – sottolineano dal Movimento Cinque Stelle di Isernia e provincia in una nota-  rispetto a tutto il bailamme che in questi giorni sta interessando l'Ospedale "Veneziale" è questa: ad Isernia non esiste e non è mai esistito un "reparto" di senologia. E' stato sempre attivo esclusivamente  un "servizio". Chiarito questo "equivoco", fondamentale per affrontare la questione, ci possiamo concentrare su cosa cambierà nei servizi erogati presso il presidio ospedaliero del nostro capoluogo. Certamente resteranno garantite la fase diagnostica (visita senologica ed ecografia mammaria) e la chirurgia ambulatoriale. L'unica variazione, dunque, riguarderà i "grandi interventi" per i quali sono necessari una strumentazione adeguata e personale idonei a garantire, in primis alle pazienti, il corretto svolgimento della fase chirurgica. Questo standard qualitativo è prerogativa della "Breast Unit" che non ha mai trovato luogo nell'ospedale isernino bensì presso l'Ospedale Cardarelli di Campobasso. Questa circostanza è nota a tutti, e soprattutto agli operatori della sanità, sin da quando è stato adottato il P.O.S. 2015-2018 ed il successivo Atto Aziendale emanato dalla ASReM. Ma per essere ancora più chiari, spieghiamo meglio cos'è una "Breast Unit" partendo da lontano. Il tumore al seno è da molti anni una tematica prioritaria per l'Unione Europea, il cui Parlamento ha emanato due atti di indirizzo, nel 2003 e nel 2006. Il primo (una risoluzione) per affermare la necessità di assicurare l'accesso allo screening, alle terapie ed ai controlli periodici di follow up in tutti gli Stati membri, al fine di ridurre la mortalità per questa malattia e le disparità tra le diverse nazioni. Il secondo atto, adottato per l'Europa allargata, in cui esortava gli Stati membri ad assicurare la presenza di Centri di Senologia multidisciplinari su tutto il territorio nazionale, in conformità alle linee guida europee, entro il 2016. In Italia, il 18 dicembre 2014 è stata siglata l'intesa Stato-Regioni che ha stabilito l'istituzione dei Centri di Senologia. Il documento ministeriale approvato in quella occasione – "Linee di indirizzo sulle modalità organizzative ed assistenziali della rete dei centri di senologia" – definisce, infatti, i requisiti essenziali per i percorsi diagnostico-terapeutici in senologia. Secondo l'intesa ogni Regione deve dotarsi di una rete di centri di senologia multidisciplinari: ogni centro deve trattare almeno 150 nuovi casi ogni anno e deve avere almeno un core team di 6 professionisti dedicati: radiologo, chirurgo, patologo, oncologo, radioterapista, data manager. Dunque la "Breast Unit" è un centro di riferimento regionale (300.000/350.000 abitanti) che permette alla donna di affrontare le patologia con la sicurezza di essere seguita da un team di specialisti che la accompagna per l'intero percorso di malattia (case manager, senologo, oncologo medico, diagnostica per immagini, radioterapia, anatomia patologica, chirurgia plastica ricostruttiva, psicologia clinica e servizio assistenza sociale). La senologia studia un campo della medicina nel quale è pressoché assente l'urgenza e pertanto non appare giustificabile avere nelle vicinanze un doppione della struttura dedicata agli interventi chirurgici più invasivi. Ancor di più dopo questi chiarimenti, non si riesce a comprendere la preoccupazione e il timore rispetto a paventati disservizi che si verificherebbero presso l'Ospedale di Isernia, a maggior ragione se fosse vera la circostanza che la stessa Direzione Generale della ASReM ha trasmesso una proposta (mai accolta dai destinatari) di associare il servizio presso la U.O.C. di Chirurgia Generale. Ma se dovessimo parlare di disservizi, o ancor di più di anomalie, dovremmo verificare anche perché il servizio di prenotazione delle visite senologiche risulterebbe sospeso da molto tempo. Se così fosse (e per questo attendiamo, come detto, di verificare la circostanza) non si comprende sulla base di quali procedure siano state effettuate le visite degli ultimi mesi rimarcando ancora l'assenza di urgenze delle cure. Concludendo e sottolineando che il nostro interesse esclusivo è nel rispetto e la salvaguardia di tutte le donne che accedono al servizio, facciamo davvero fatica a comprendere il motivo di una protesta fin troppo veemente considerato che, solo nei casi più complessi, l'ultimo atto della cura prevede un trasferimento per le cure più opportune presso capoluogo di regione”.

Non è dello stesso parere la consigliera regionale Filomena Calenda che quindici giorni fa si è incatenata davanti al consiglio regionale per difendere la funzionalità del servizio isernino.

“A volte il Molise sembra la regione dell’assurdo, del paradosso. Ci lamentiamo che scarseggiano i servizi, soprattutto in ambito sanitario e poi ci vediamo costretti a dover difendere una delle eccellenze della sanità pubblica, capace di generare mobilità attiva – sottolinea Calenda - L’Asrem ascoltando le richieste degli utenti e di parte della classe politica regionale, me compresa, ha consentito alle pazienti già in lista di attesa di poter essere operate al “F. Veneziale – ha spiegato Calenda –. Terminati gli interventi chirurgici programmati, però, come è ben noto, il Servizio di Senologia erogato dal presidio ospedaliero di Isernia diventerà parte integrante della Unità Operativa di Chirurgia Senologica e Breast Unit del Cardarelli di Campobasso. In termini pratici, dunque, al Veneziale non saranno più effettuati interventi chirurgici complessi alla mammella.

A nulla è servita una mozione a mia firma, con cui si impegnava il presidente Toma ad attivarsi per evitare qualsivoglia taglio o ridimensionamento di tutti i servizi sanitari esistenti, in attesa dell’approvazione del nuovo Piano Operativo Sanitario. Nemmeno le proteste e il sit-in, a cui ho preso parte, sono serviti a muovere le coscienze e comprendere che, probabilmente, si sta imboccando una strada sbagliata.

Desidero, innanzitutto, fare chiarezza sull’argomento. Più volte, anche all’interno del Consiglio Regionale è stato sottolineato che, di fatto, il servizio di Senologia a Isernia non sia mai esistito. In effetti il servizio, sino ad ora, non era mai stato inquadrato all’interno di un reparto di Senologia, ma questo non vuol dire che lo stesso non sia stato erogato. Sono anni, infatti, che si effettuano interventi chirurgici alla mammella all’interno dell’Unità Operativa di Ostetricia-Ginecologia del Veneziale di Isernia, così come sta accadendo per le operazioni già programmate e che, a partire dalla scorsa settimana, sono in fase di smaltimento.

Vorrei sgomberare il campo da ogni dubbio. Condivido pienamente la linea dettata dal Piano Operativo Straordinario 2016/2018 che prevede l’apertura e il riconoscimento formale di una breast unit unica presso il Cardarelli di Campobasso, in cui sono confluiti i servizi di Senologia di Isernia e Termoli. Ce lo impone il Ministero, ce lo impongono le linee del decreto Balduzzi. Quello che non condivido, però, è questa rimodulazione al ribasso dell’offerta sanitaria sul territorio di Isernia, trasformando il servizio di Senologia in una sorta di ambulatorio, dove non sarà più possibile effettuare interventi chirurgici complessi alla mammella.

Una scelta che appare contraria a ogni logica, non solo da un punto di vista dell’offerta sanitaria, ma anche riguardo a motivazioni di politica aziendale. Perché si è scelto di consentire gli interventi chirurgici solo a Campobasso, che ne effettua poco più di dieci all’anno e, invece, si è deciso di sospendere il servizio a Isernia, dove vengono effettuati circa 120 operazioni complesse alla mammella ogni anno, con un trend in continua crescita? Tale scelta potrebbe avere delle conseguenze negative anche riguardo alla sopravvivenza dell’intera Unità Operativa regionale, in considerazione del numero minino di interventi da effettuare nel rispetto delle linee guida ministeriali. Per intenderci, se non si dovesse raggiungere i 150 interventi annui rischia di scomparire l’intero reparto di Senologia, compreso quello di Campobasso. Una decisione, a mio parere illogica: si decide di unire le forze per contare di più e raggiungere il livello minimo richiesto, ma poi si sceglie di fare a meno del motore, del punto di forza che permetterebbe di garantire la sopravvivenza del servizio. E’ come se nello scalare una montagna, quando già si è a metà, si decidesse di tornare indietro e ripartire dal basso, dal campo base.

Vorrei ricordare a tutti che Senologia di Isernia in questi anni è diventato un servizio sanitario di alta qualità, capace di generare mobilità attiva e di affermarsi come un punto di riferimento extraregionale per tutte le persone affette dalle patologie trattate.

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