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Gastronomia altomolisana pericolosa?

L'inquietante quesito viene posto dall'Università delle Generazioni

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“Gli agnonesi uccidono a tavola” questo potrebbe essere, paradossalmente, il titolo di un libro o di un qualsiasi altro strumento multimediale di divulgazione della ricca tradizione gastronomica di Agnone, dell’alto Molise e del Molise in genere. Infatti, in Italia ci sono pochi territori che presentano molteplicità di prodotti, varietà di piatti e di prelibate ricette tali da rimanerne sbalorditi ma anche meravigliati che ancora non si pensi di valorizzare in modo ampio e concreto a più vasti livelli nazionali e possibilmente esteri una simile e rara consuetudine alimentare, pur in un Mediterraneo già di per se stesso assai noto per varietà e per salubrità dei cibi, tanto è che nel mondo si parla sempre di più di “dieta mediterranea”. Sono parecchie le famiglie agnonesi di qualsiasi ceto che hanno antichi codici manoscritti, alcuni risalenti addirittura a quattro o cinque secoli fa, con le ricette della tradizione culinaria locale. Una tradizione ancora in uso in quasi tutte le case nelle numerosissime ricorrenze religiose e civili dell’anno. Una coralità ed una ritualità gastronomica cittadina quale è difficile riscontrare in Europa. E tutto ciò andrebbe valorizzato adeguatamente, pure per avere quei risvolti socio-economici che soltanto la “cucina emiliana” è riuscita finora ad ottenere in Italia e nel mondo, specialmente nel corso dell’ultimo secolo. L’Università delle Generazioni da tempo sollecita famiglie ed istituzioni a dare corso ad un vero e proprio progetto di valorizzazione della gastronomia agnonese, ma anche ad una seria ed attenta revisione socio-sanitaria dal momento che, in particolare, i banchetti nuziali (come pure quelli per battesimi, prime comunioni, cresime ed altre occasioni di festa interfamiliare, associativa ed aziendale) sono talmente ricchi di portate (fino a venticinque e, spesso, oltre) da produrre anche sperperi, conducendo principalmente a problematiche di salute psico-fisica. Infatti, a parte l’eccessivo surplus delle vivande e del loro costo con conseguente spreco economico, nella zona si lamentano preoccupanti statistiche tumorali legate alle abitudini alimentari della popolazione sia in ambito domestico che sociale, in tutti i periodi dell’anno. Lo affermava già una indagine di oltre venti anni fa, pubblicizzata in un apposito convegno dall’allora ASL agnonese. Ecco pure il perché di un provocatorio titolo “Gli agnonesi uccidono a tavola” per caratterizzare e riordinare la gastronomia altomolisana, certamente ottima ma “pericolosa” se utilizzata male. Siamo a maggio e, si sa, è cominciata la effervescente stagione estiva dei banchetti che, comunque, segue alla stagione invernale non meno ricca di occasioni con eccessi alimentari, in qualità e quantità. L’Università delle Generazioni fa ancora una volta appello alle famiglie, ai ristoratori, alla ASReM, all’Ordine dei Medici, alla stessa Chiesa e a tutte le sensibilità che presiedono alla salute pubblica affinché vengano ridotte le portate dei banchetti, ancora meglio se il costo di un piatto risparmiato venga dato in beneficenza a chi non ha nemmeno di che mangiare ancora oggi nel mondo. A tale proposito, una dozzina di anni fa, l’allora vescovo di Trivento mons. Antonio Santucci aderì pubblicamente a tale campagna promossa qualche lustro fa dall’Università delle Generazioni di Agnone, tenendo ovunque, anche in televisione, discorsi ed omelie per la riduzione delle portate nei banchetti e per una solidarietà benefica e significativa, specialmente nei giorni delle nostre feste familiari e collettive. Facciamo pure, quindi, i nostri banchetti e le nostre feste, ma possibilmente pensando anche a chi non ha: sarà sicuramente una solidarietà che renderà più preziose le nostre feste, aiutando la nostra salute e aumentando la gioia ed il valore della sana aggregazione sociale.
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