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Tempio Sannitico di Vastogirardi

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Il bel complesso culturale si trova nei pressi dell’abitato di Vastogirardi, alla quota di 1150 metri s.l.m. Il monumento, situato al margine di un breve pianoro che interrompe le pendici del Monte Capraio, il località Sant’Angelo, non lontano dal centro fortificato del Monte Cavallerizzo (un recinto urbano in opera poligonale, risalente ad età sannitica).
Nel sito vi sono due edifici sovrapposti l’uno all’altro: un tempio italico ed una Chiesa di età medievale. Le evidenze archeologiche ci informano che il luogo della sorgente doveva essere già oggetto di culto nel III secolo a. C., ma le strutture ancora oggi in situ risalgono al 130-120 a.C. Il tempio italico aveva un fronte con quattro colonne isolate ed avanzate, a formare un pronao, era cioè prostilo tetrastilo. L’ambiente di culto vero e proprio era formato da una cella unica. Il tempio non sorgeva a livello del suolo ma, come è tipico dei templi italici, si trovava al di sopra di un alto podio, di 1.83 m.
Una scalinata incassata nel podio permetteva l’accesso al livello del pronao e della cella.
Nel corso del Medioevo, il tempio italico vanne sostituita da una piccola Chiesa cristiana dedicata al culto di Sant’Angelo, ad aula unica rettangolare, absidata, della quale oggi rimangono le sole murature perimetrali di fondazione. 
Nel secolo scorso il sito era noto come Sant’Angelo Indiano, come riportato nella documentazione dei locali archivi: una denominazione alquanto strana per l’Alto Molise. La dedicazione della Chiesa medievale a Sant’Angelo è abbastanza semplice da spiegare, soprattutto in relazione ai resti del tempio italico: in molti casi il culto del Santo cristiano si è infatti sovrapposto a quello del dio pagano Ercole, per analogie dei loro attributi e delle loro prerogative.
Nel corso degli scavi del tempio italico sono stati rinvenuti vari materiali, tutti riconducibili ad ex voto, tra i quali un’interessante lastrina bronzea con un’iscrizione osca, purtroppo frammentaria, che recita: …staìiùs / …a]ìnnianùì / …b]rateìs. Il primo termine rileva il nome gentilizio degli offerenti, evidentemente appartenenti alla famiglia degli Staii, declinato al plurale perché si trattava di congiunti, forse fratelli. La seconda parola indica l’attributo della divinità alla quale era stata effettuata la donazione, mentre la terza parola significa grati e rileva che il dono era un ex voto per grazia ricevuta. È curioso che l’attributo della divinità, ìnnianùì, presenti una singolare assonanza con il termine indiano che, associato al nuovo culto cristiano, è stato tramandato fino al secolo scorso.

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