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L’eredità di Amerigo Iannacone. Lo scrittore Francesco Paolo Tanzj: "Una grave perdita per la cultura molisana"

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 La tragica e prematura morte di Amerigo Iannacone poeta, scrittore, editore e fondatore della rivista letteraria “Foglio Volante”, travolto da un’auto a Venafro mentre si recava al bar dove abitualmente andava a fare colazione, ha lasciato tutti nello sconcerto.

Ad una settimana dalla cerimonia funebre, nella affollatissima Cattedrale di Venafro, Altomolise.net ha intervistato un suo amico, lo scrittore  Francesco Paolo Tanzj, che  ha tracciato un ricordo dell’uomo, del poeta e del ruolo svolto da Iannacone nel panorama letterario molisano

 

 

 

Intanto, quali sono i suoi ricordi personali?

 

Non ricordo neanche più quando l’ho conosciuto, ma in un modo o nell’altro abbiamo condiviso da più di vent’anni tante attività, tante amicizie, tante condivisioni.  Presentazioni di libri e reading poetici in diverse località del Molise e oltre. Le meravigliose esperienze dei  Viaggi dei poeti, in treno, in corriera, in nave alle Isole Tremiti… Per non parlare delle tante altre partecipazioni a eventi comuni di ogni tipo, sempre in nome della poesia e dell’amicizia più sincera e disinteressata. Più volte lo abbiamo invitato con il CSAM ad Agnone per presentare i suoi libri, e indimenticabile fu la sua lezione sull’Esperanto nell’aula magna del Liceo di Agnone, con gli studenti che ascoltavano stupiti ed ammirati i suoi progetti di un linguaggio universale, forse utopistico ma quanto mai colto e al contempo interattivo.

E anche quando, per i più svariati motivi, ultimamente non ero riuscito  ad essere presente agli eventi da lui organizzati, lui al contrario è sempre venuto ai miei; e questo non lo scorderò mai!

Una sola parola: generosità!

 

Quali le attività e il suo impatto nel contesto culturale della Regione?

 

I suoi tanti libri di poesia e narrativa, l’ultimo dei quali è stato paradossalmente la sua autobiografia intitolata “C’ero anch’io”, quasi come il suo destino fosse già segnato. Chissà? Ma ciò che lo ha caratterizzato di più sono  state la sua immensa e appassionata attività di editore con le “Edizioni Eva” intitolate a sua figlia, il suo impegno per la divulgazione della lingua Esperanto, la sua rivista periodica “Il foglio” nella quale raccoglieva i contributi di poeti e critici vicini e lontani, spesso e volentieri di altre nazionalità. Perché il suo impegno era totale,  onnicomprensivo, assolutamente disinteressato e comunque e sempre coinvolgente.

 

Cosa ha lasciato in eredità ai suoi amici poeti e scrittori?

 

Una profonda e altruistica disponibilità, una gentilezza d’animo inusuale, una modestia a volte disarmante, lo sguardo sempre affettuoso, l’animo aperto e accogliente anche nelle difficoltà e nello stress del duro lavoro editoriale, la sensibilità, il sentimento, l’amore per il prossimo.

Tutti lo ricordano con affetto: Ida, Tobia, Giuseppe, Irene, Gabriella, Silvana, Giovanni, Antonio, Maurizio, Aldo, Dante e tanti altri ancora, uniti dal dolore ma anche dalla serenità di chi ha sognato, e continua a sognare altre dimensioni, altri lidi verso cui navigare insieme. Poeti, scrittori, operatori culturali che hanno lavorato e condiviso con lui le esperienze più belle e coinvolgenti, qui, nella piccola provincia dell’impero e anche altrove.  E tanti si sono stretti commossi intorno ai suoi familiari al suo funerale, stringendosi per mano in circolo intorno alla sua bara.

E tutti ora si chiedono:  «Come faremo senza di lui?».

Ma la risposta è semplice: lui sta qui con noi, con la sua delicatezza umana e il suo essere per gli altri.

E i suoi segni ormai diffusi per sempre  nel turbinio cosmico di cui siamo – e saremo - tutti parte.

 

 

Un suo pensiero finale

 

Amerigo era, è e sempre sarà Amerigo!

E mancherà, mancherà tanto. In questa regione così asfittica e malandata, dove la cultura viene ormai dimenticata e quasi disprezzata, relegata all’ultimo posto delle emergenze sociali. In questo mondo sempre più soggetto alle squallide leggi del mercato e ai superpoteri dell’Homo tecnologicus, dove ciò che conta è l’avere e non  l’essere, e dove chi crede in un futuro migliore viene spesso deriso e definito un inutile e illuso idealista, personaggi come Amerigo Iannacone restano comunque il simbolo di chi non si arrende mai di fronte al nichilismo imperante e all’autoreferenzialità suicida di chi non ha sogni e non ne vuole avere.

Ciao, Amerigo!

 

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