Partecipa a Alto Molise

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

PUPI AVATI dialoga con LEOPOLDO SANTOVINCENZO,Auditorium Palazzo Gil – Campobasso

Condividi su:

 

Nessuno meglio di lui ha saputo immortalare la bellezza e i misteri della provincia italiana. Sarà uno dei maestri del cinema italiano, PUPI AVATI, l’ospite d’eccezione per l’ultima giornata di POIETIKA ART FESTIVAL che si concluderà domenica 6 maggio alle ore 18,30 nell’auditorium del Palazzo Gil di Campobasso, in attesa della sezione estiva in programma tra luglio e agosto 2018.

Regista, scrittore e sceneggiatore Giuseppe Avati detto Pupi, dialogherà sul palco del Teatro Savoia con LEOPOLDO SANTOVINCENZO, regista di Rai4.

Un’occasione importante per conoscere più da vicino il cineasta e sceneggiatore bolognese, che ha firmato numerose pellicole, sotto una veste che esalta lo stretto legame tra le immagini e la scrittura.

Il suo ultimo libro, “Il Signor Diavolo” (edizioni Guanda), è ambientato nel 1952 in un piccolo centro del Veneto, dove un aspirante ispettore del Ministero di grazia e giustizia indaga su un omicidio commesso da un ragazzo ai danni di un altro ragazzo. Una storia intensamente nera, ritratto di una provincia non addomesticata, mai del tutto compresa, un profondo Nordest intriso di religione e di superstizione e in cui i confini tra vita e mistero si spostano come l’orizzonte delle paludi. Un mondo dove tutto sembra possibile. Anche l’intervento del diavolo.

 

POIETIKA ART FESTAL è promosso dalla Regione Molise e dalla Fondazione Molise Cultura.

 

Campobasso, 4 maggio 2018

 

 

LA BIOGRAFIA

Giuseppe Avati, in arte Pupi, figlio di un antiquario bolognese e fratello maggiore di Antonio, sceneggiatore e produttore, nasce a Bologna il 3 novembre 1938 ed è sposato con Nicola, così chiamata in onore del nonno molto amato.

Inizialmente tenta una carriera nel jazz: dal 1959 al 1962 fa parte della Doctor Dixie Jazz Band come clarinettista, ma rinuncia dopo l’ingresso nella band di Lucio Dalla.

« Il mio sogno era diventare un grande clarinettista jazz. Ma un giorno nella nostra orchestra arrivò Lucio Dalla. All’inizio non mi preoccupai più di tanto, perché mi pareva un musicista modestissimo. E invece poi ha manifestato una duttilità, una predisposizione, una genialità del tutto impreviste: mi ha tacitato, zittito, messo all’angolo. Io a un certo punto ho anche pensato di ucciderlo, buttandolo giù dalla Sagrada Familia di Barcellona, perché si era messo in mezzo tra me e il mio sogno.»

Successivamente per quattro anni lavora come rappresentante della Findus surgelati, quelli che descrive come i quattro anni peggiori della sua vita.

Illuminato dalla visione di 8½ di Federico Fellini, tenta la strada del cinema. Nel 1970 ottiene da un misterioso imprenditore i finanziamenti per girare due film: “Balsamus, l’uomo di Satana” e “Thomas e gli indemoniati”, due film “orgogliosamente provinciali”.

Dopo aver collaborato alla sceneggiatura di “Salò o le 120 giornate di Sodoma”, l’ultima fatica di Pier Paolo Pasolini (anche se, per questioni di diritti, non risulta accreditato pur essendo anche stato pagato), dirige il suo terzo lungometraggio, dal titolo “La mazurka del barone, della santa e del fico fiorone” (1975), seguito da “La casa dalle finestre che ridono” (1976), un giallo-horror che con gli anni è divenuto un film di culto per gli appassionati.

Avati si cimenta in questo genere, che sembra proprio adattarsi alla sua personalità, potendo però disporre di budget superiore e di una troupe in cui si può notare la presenza, come sceneggiatore, di Maurizio Costanzo. Durante le riprese del film, girato a Comacchio e nelle valli ferraresi, fu avvertita la scossa di terremoto che sconvolse il Friuli: la scena è stata raccontata dallo stesso Avati e dall’aiuto regista Cesare Bastelli.

Nel 1977, esce “Bordella”, musical demenziale censurato all’uscita, che vede tra gli interpreti anche Christian De Sica, all’epoca giovanissimo. Nello stesso anno, Avati presenta il film grottesco “Tutti defunti… tranne i morti” che non convince pienamente la critica e il pubblico.

Nel 1978 il nome di Pupi Avati diviene noto al grande pubblico in seguito alla messa in onda sulla RAI dello sceneggiato “Jazz Band”, che racconta la storia della Doctor Dixie Jazz Band, seguito da “Cinema!!!”  e altri tre lavori televisivi di Avati (Dancing Paradise del 1982, Accadde a Bologna del 1983, È proibito ballare del 1989).

Nel 1979 collabora con i Pooh dirigendo lo special televisivo Viva, cronaca minuto per minuto della lavorazione dell’omonimo album, che va in onda il Natale di quello stesso anno.

Nel 1980 scrive “Macabro”, film che segna l’esordio alla regia di Lamberto Bava, figlio di uno dei precursori dell’horror cinematografico italiano, Mario Bava.

Nel 1983, il regista bolognese passa alla commedia, dirigendo il delicato “Una gita scolastica”, ma ritorna al thriller-horror con “Zeder”, giudicato una fra le sue migliori opere dai cultori del genere, scritto anch’esso in collaborazione con Maurizio Costanzo.

Dopo l’amaro “Impiegati” (1984), Avati è nuovamente alla regia di un altro lungometraggio, ovvero “Regalo di Natale” (1986), film amaro sull’amicizia e sui tradimenti con un cast eccezionale: Diego Abatantuono in versione drammatica, gli attori feticcio di Avati, Carlo Delle Piane e Gianni Cavina, oltre a Alessandro Haber, George Eastman. Il film avrà un seguito nel 2004 intitolato “La rivincita di Natale”. Vengono poi i successivi “Storia di ragazzi e di ragazze” (1989), “Bix” (1991), il thriller “L’amico d’infanzia” (1993) che si segnala per l’ambientazione negli USA e per i valori di produzione hollywoodiani e “L’arcano incantatore” (1996) con Stefano Dionisi.

Scrive la sceneggiatura per la miniserie TV RAI “Voci notturne” (1995), diretta da Fabrizio Laurenti. Nel 1997 gira “Il testimone dello sposo” e nel 1999 “La via degli angeli”. Nel 2003 dopo un periodo di pausa, dirige il sentimentale “Il cuore altrove” che vede protagonisti il timido Neri Marcorè e Vanessa Incontrada che interpreta il ruolo di una giovane ragazza non vedente.

Il 2005 è un anno favorevole al regista, che porta sullo schermo Vittoria Puccini, Paolo Briguglia e Claudio Santamaria nella commedia romantica “Ma quando arrivano le ragazze?” e dirige Antonio Albanese, Katia Ricciarelli, Marisa Merlini, Angela Luce e nuovamente Neri Marcorè nel divertente “La seconda notte di nozze”. Nel 2007 è la volta del garbato “La cena per farli conoscere”, con Diego Abatantuono accompagnato dalle belle Francesca Neri, Ines Sastre, Vanessa Incontrada e Violante Placido, e “Il nascondiglio”, nuova incursione avatiana nell’horror, con Laura Morante; nel 2008 di ”Il papà di Giovanna”, nel 2009 di “Gli amici del bar Margherita” e nel 2010 di “Il figlio più piccolo” e “Una sconfinata giovinezza”.

Nel 2011 ha presentato in concorso alla Festa del cinema di Roma il film “Il cuore grande delle ragazze”, con la partecipazione di Micaela Ramazzotti e del cantante Cesare Cremonini. Nel 2013 dirige la sua nuova fiction con Christian De Sica da titolo “Un matrimonio”, in onda su RaiUno.

Sempre nel 2008 ha pubblicato la sua autobiografia “Sotto le stelle di un film”, edita da Il Margine, e ha vinto, per il film “Magnificat” del 1993, il XX Premio Internazionale Ascoli Piceno organizzato dall’Istituto Superiore di Studi Medievali “Cecco d’Ascoli”. Dal 9 dicembre al 12 dicembre 2009 partecipa al Mitreo Film Festival, a Santa Maria Capua Vetere.

Nel 2010 è stato realizzato un film documentario di interviste e animazioni “Pupi Avati, ieri oggi domani” diretto dal regista Claudio Costa, ispirato all’autobiografia del regista “Sotto le stelle di un film”. Al documentario hanno partecipato i tre figli, diversi attori e collaboratori, tra cui Carlo delle Piane, Diego Abatantuono, Katia Ricciarelli, Christian De Sica.

Presiede la Fondazione Federico Fellini, nata nel 1995 in memoria del grande regista riminese, che aveva esercitato grande influenza sullo stesso Avati e che gli era divenuto amico negli ultimi anni di vita, al punto che, come dichiara lo stesso regista, avevano concertato di girare un film in segreto per poi diffonderlo successivamente. L’amore e la passione per la musica e per la propria città lo hanno accompagnato per tutta la vita: il regista spesso gira i suoi film a Bologna ed è solito inserire in essi numerosi riferimenti musicali, ispirandosi direttamente, in alcuni casi, a questa sua esperienza (come ad esempio in Ma quando arrivano le ragazze?). Sempre questo amore per la musica e in particolare per il Jazz, lo porterà a scrivere e dirigere il film TV “Jazz Band” nel 1978 e, nel 1991, “Bix – Un’ipotesi leggendaria”, dedicato alla figura di Bix Beiderbecke.

Nel settembre 2014 vince il premio come miglior sceneggiatura dell’anno per il film con Sharon Stone e Riccardo Scamarcio “Un ragazzo d’oro” al Montreal World Film Festival in Canada. Nel 2015 ha pubblicato il suo primo romanzo “Il ragazzo in soffitta” e nel 2017 ha girato il film per la televisione Il fulgore di Dony”.

 

 

L’ingresso agli eventi è gratuito, è necessario solo ritirare il tagliando segnaposto nella biglietteria del Palazzo Gil che sarà funzionante dalle ore 17,30 di giovedì 3 maggio.

 

Partecipare agli incontri di #Poietika è più semplice e immediato. È attivo il servizio di prenotazione dei biglietti segnaposto. Occorre inviare una email a info.poietika@gmail.com a partire dal giorno prima dell’incontro,  (non prima e per un massimo di 2 biglietti - non verranno accettate più richieste provenienti dalla stessa email); il biglietto sarà riservato fino alle 18.15 del giorno dell’incontro, in caso di mancata presentazione, l’opzione sarà persa. I posti saranno assegnati in base alla disponibilità, non è possibile scegliere la posizione.

 

 

Condividi su:

Seguici su Facebook