Partecipa a Alto Molise

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

L'incendio del 1950 alla fonderia Marinelli al centro di un convegno

Condividi su:
AGNONE - La storia insegna che la laboriosità del popolo agnonese non ha limiti. Un episodio su tutti. 12 marzo 1950, mentre era in costruzione la grande campana di Santa Scolastica di Montecassino, un pauroso incendio distrusse la millenaria fonderia Marinelli dove perse la vita un giovane operaio del posto. Ma il coraggio e la tenacia della ditta, a cui l'Abate inviò in quei giorni l'augurale saluto del motto cassinese Succisa virescit, trionfarono su tutti gli ostacoli. Così i forni, di quella considerata una delle aziende familiari più longeve del pianeta, tornarono a riprendere l'attività a pieno ritmo e il 22 agosto dello stesso anno la campana fu completata e successivamente trasportata all'abbazia. A distanza di 60 anni da quel tragico evento, Agnone ha ricordato l'incendio del 1950 e la successiva ricostruzione della Pontificia fonderia di campane Marinelli con un convegno. Succisa virescit è proprio il titolo dell'incontro che si è tenuto nella sala convegni del museo delle campane ed è anche l'augurio che l'Abate Rea trasmise ai fonditori molisani: ad Armando e ai suoi figli Pasquale ed Ettore, impegnati insieme alle maestranze, con animo infaticabile alla messa in opera del campanone di Santa Scolastica per la badia di Montecassino a completamento dell'imponente serie di sacri bronzi già realizzati prima del rovinoso evento. Ha introdotto i lavori il professor Francesco Paolo Tanzj, presidente del Centro studi Alto Molise, a seguire il professor Giuseppe Pardini docente di Storia contemporanea dell'Università degli studi del Molise ha illustrato la storia e le storie del dopoguerra: Montecassino e la fonderia, un destino comune; Anna Ruffo Console regionale dei Maestri del Lavoro, ha consegnato il sentito riconoscimento alla famiglia di Salvatore Gambatese, il devoto campanaro che eroicamente nell'opera di spegnimento moriva colpito da una pietra staccatasi dal tetto. Laura Carlomagno della Facoltà di Architettura Luigi Vanvitelli della Seconda Università di Napoli ha presentato il libro 'Nella bottega delle campane' dedicato a tutti i bambini del mondo, prima delle conclusioni affidate a Gioconda Marinelli storica della famiglia. Gli attuali fonditori Armando e Pasquale hanno scoperto la targa in ricordo dei sessant'anni dall'incendio alla presenza delle autorità, della famigli e delle maestranze. Il fuoco che fonde il bronzo e trasforma il tradizionale e millenario lavoro artistico nella voce degli angeli, le campane che spandono i loro rintocchi in tutto il mondo, sessanta anni fa, inaspettatamente e furiosamente portò dolore e distruzione. Fino ad allora era stato sempre messaggero di gioia al nascere di una nuova creatura squillante. Era la notte del 12 marzo 1950: la fonderia e l'abitazione sovrastante furono avvolte da fiamme e fumo. Grida disperate e la fuga verso la salvezza. Dopo le ceneri la rinascita come ricorda il patriarca delle campane Pasquale Marinelli nel suo diario: "Ed ora ha inizio per noi una nuova fase alla quale siamo giunti in tempo di record. Alla distanza di venti giorni i forni erano in prova e dopo quarantasette giorni la prima ‘colata' ci dette il segno reale della nuova vita lavorativa che riprendeva il suo corso".
Condividi su:

Seguici su Facebook