Il 28 luglio 2015, la Giunta regionale del Molise approva strumenti definiti di assoluta importanza, complementari tra loro per il raggiungimento degli obiettivi prefissati, fondamentali in un contesto che voglia superare le varie forme di disuguaglianza: il Regolamento del reddito di inclusione attiva e il Piano sociale regionale 2015-2018. Le due delibere proposte dal presidente della Regione, Paolo di Laura Frattura, e dal vicepresidente Michele Petraroia, allora Assessore al Welfare. L’obiettivo era quello di offrire alle persone che vessano in condizione di forte disagio economico e sociale gli strumenti necessari a rafforzare la propria autonomia economica e personale anche attraverso percorsi di attivazione sociale e lavorativa. L'intervento consentirà – si legge nel regolamento - alle famiglie svantaggiate, in aggiunta al contributo economico mensile per un massimo di 12 mesi pari a 300 euro, anche di attivare un percorso di inclusione sociale attiva attraverso la presa in carico dei beneficiari da parte dei servizi sociali dell'ambito territoriale sociale e la redazione di un piano di assistenza individuale. Bene, molti comuni molisani, tra cui il comune di Isernia si è attivato per approfittare di questa opportunità e offrire a chi è in gravi difficoltà economiche e non possiede un reddito, la possibilità di lavorare per circa 4 mesi, stilando una graduatoria degli aventi diritto, in cui una ventina di persone sono rientrate nel beneficio. Cosa è accaduto? L’impegno lavorativo da Luglio ad ottobre 2016, non è stato retribuito dalla Regione Molise, eppure Frattura ebbe a scrivere: "Il percorso favorisce i nostri cittadini nel recupero della fiducia in se stessi". Fiducia che dopo quattro mesi lavorando e non venendo retribuiti, è scesa ulteriormente a livelli di disperazione. Sollecitato dalla Consigliera comunale di Isernia, Filomena Calenda, sempre attenta alle questioni sociali, mi sono attivato chiedendo lumi sul mancato pagamento al competente ufficio regionale, ricevendo la seguente risposta: <