E' uscita oggi la nuova classifica delle università italiane realizzata dal quotidiano "Il Sole24Ore" suddivisa in due grandi gruppi: università statali e università private.
Per quanto riguarda le università statali, l'Università degli Studi del Molise si piazza al 45° posto su 61 atenei, guadagnando 4 posizioni rispetto alla graduatoria dello scorso anno.
La classifica, e la posizione dell'Unimo, testimonia la difficoltà generalizzata degli atenei del centro-sud a causa dei tagli dei fondi per la didattica, la ricerca e il diritto allo studio effetutati negli ultimi anni. Per quanto riguarda il diritto allo studio, ad esempio, il gruppo studentesco “Cambiamenti2Kappa8” dell'Unimol aveva denunciato che per l'anno accademico 2016/2017 la copertura degli studenti beneficiari di borsa di studio era ancora ferma al 64% (su 715 aventi diritto alla borsa 458 sono beneficiari e 257 idonei non beneficiari).
Il "Sole24Ore" rende poi noti anche i criteri con cui viene fatta classifica che sono divisi in "due grandi ambiti. I primi nove misurano il polso alle attività di didattica dei singoli atenei, dalla solidità della struttura dei docenti alla capacità di garantire puntualità negli studi, collegamenti internazionali ed esperienze lavorative durante il corso di laurea. Gli ultimi tre misurano invece i risultati della ricerca, in tre macro-ambiti esaminati dall’Agenzia nazionale di valutazione: la qualità della produzione scientifica, quella dei dottorati e la capacità dei dipartimenti di ottenere finanziamenti esterni per i loro progetti. Su questi ultimi aspetti l’Anvur ha diffuso nelle scorse settimane i primi dati generali del ciclo 2011-2014 di valutazione della qualità della ricerca (Vqr), ma i ranking utilizzano i dati di dettaglio che saranno diffusi solo nei prossimi mesi dall’agenzia. Per questa ragione, i tre indicatori si riferiscono inevitabilmente agli esiti della Vqr precedente, relativa al 2004-2010".
Da anni, tuttavia, parte del mondo universitario contesta queste classifiche accusandole di non tenere in debito conto i finanziamenti di cui dispongono gli atenei e il territorio nel quale sono collocate le facoltà.
Ed è stesso "Sole24Ore" a rendersi conto di questi limiti quando afferma che i "dati sul successo occupazionale o sulla trama degli stage certificati dal riconoscimento dei crediti formativi sono evidentemente influenzati dalla presenza di un tessuto produttivo e dei servizi dinamico e interessato alle competenze accademiche, e quindi “favoriscono” le aree più vivaci del Nord e le grandi città".