L’ ultima e straordinaria nevicata di Gennaio 2017, il maltempo, hanno causato disagi alla popolazione, ulteriormente aggravato il dissesto della rete viaria e aumentato il rischio idrogeologico del territorio molisano . ll territorio molisano è stato negli anni afflitto da numerosi eventi franosi, taluni anche di notevole estensione,arrecando danni al territorio e alla popolazione. A tal proposito Altomolise.net, cercando di capirne la ragioni, ha intervistato il Geologo agnonese Dott Daniele Saia , che ricopre anche ruoli politici istituzionali, è Consigliere Comunale di minoranza presso il Comune di Agnone e Assessore presso la Provincia di Isernia.
Buonasera dott Saia. Il territorio molisano è uno dei territori italiani tra i più esposti a rischio idrogeologico. Ce ne può spiegare le ragioni?
Per dissesto idrogeologico, s’intende quell’insieme di processi morfologici che portano ad una degradazione del suolo e questi vanno da processi di erosione, che sono dei processi naturali fino ad eventi catastrofici, che sono le alluvioni e le frane. Le cause vanno distinte in cause naturali ed artificiali .
Le cause naturali sono quelle che poi danno luogo alle alluvioni e frane, sono dei processi che avvengono in un tempo naturale e che dipendono dalle condizioni atmosferiche, dalla pendenza dei versanti e dipendono dal regime delle precipitazioni. Invece quelle artificiali sono quelle indotte dall’uomo e di come l’uomo agisce sul territorio con le opere che fa, quindi con l’urbanizzazione, con la realizzazione di strade, di dighe, argini. Tra le principali cause del dissesto idrogeologico c’è proprio l’urbanizzazione e l’impermeabilizzazione.
I processi alluvionali che avvengono in Molise, sono diversi da quelli che avvengono in Liguria, a Genova. A Genova c’è una morfologia di colline, sulle quali è avvenuto un processo di urbanizzazione rilevante, quindi ha appesantito quei versanti che hanno già una forte pendenza, una forte impermeabilizzazione del suolo
E’ è chiaro che con i cambiamenti climatici in atto , dove il regime delle precipitazioni non è più dilatato nell’arco dell’anno, quindi i millimetri di pioggia non sono distribuiti in modo diciamo mediamente uniforme sull’arco dell’anno, ma sono concentrati fino a produrre le “bombe d’acqua” quindi i terreni non riescono ad assorbire in modo lento le acque, che si concentrano e la velocità aumenta perché non trovano il suolo per infiltrarsi, ma scorrono a forte velocità sui marciapiedi e quindi producono enormi danni a valle con processi di alluvione, quindi con allagamenti a monte, danno luogo a dissesti.
Quali le cause del cambiamento climatico?
È stato determinato dalla società nella quale viviamo,una società tecnologica, industriale, che immette notevoli quantità di CO2 in atmosfera, che hanno portato ad un surriscaldamento del pianeta, soprattutto in quest’ultimo secolo e oggi ne iniziamo a vedere gli effetti in modo consistente.
Senta ci ha parlato della natura del territorio che incide sul dissesto idrogeologico ma anche di responsabilità dell’uomo, quanto l’assenza di manutenzione, l’abusivismo edilizio il disboscamento, le violazioni ambientali, in Molise hanno condizionato il dissesto? E che cosa si intende per assenza di manutenzione del territorio?
Se si combinano insieme il regime delle precipitazioni, la componente geomorfologica del territorio e l’azione umana, quando interagiscono in modo negativo, si ha il massimo danno possibile sul dissesto idrogeologico. L’abusivismo edilizio è chiaro che ha inciso fortemente sul dissesto idrogeologico; questo perché a monte non c’è una pianificazione territoriale seria, che prevede uno studio di tutto il territorio, quindi una zonizzazione che va a individuare i vari rischi, quindi il rischio frana, il rischio alluvione. Uno studio serio individua quelle aree dove l’uomo potrebbe stabilire dove costruire e quindi nel momento in cui si vengono a verificare questi eventi catastrofici, poiché sono state individuate delle aree ben definite, i danni saranno minimi. Oggi questa programmazione non c’è, è stato permesso di costruire un poco dappertutto, oggi ci sono dei beni o delle opere umane, che sono soggette a forte vulnerabilità nel caso in cui si verificano questi eventi catastrofici; un evento banale può essere il Po che scorre in argini che sono al di sopra delle costruzioni di interi paesi. Quindi quando il Po fa delle piene elevate, rompe gli argini e di conseguenza si manifesta l’alluvione e i danni che produce sono elevati.
La pulizia di strade , fossi , cunette , ripe, le opere di sostegno, di protezione, il monitoraggio del territorio, di chi la competenza? Una volta i contadini delineavano sui campi dei solchi che fungevano da canali raccoglitori agricoli di acqua, adesso campi e cunette, strade, vie interpoderali, viottoli, sono completamente abbandonati . Quanto l’abbandono. l'incuria del territorio ha influito sulla frana della contrada Zarlenga e sull’ultima frana di Colle Lapponi nei pressi dell’agro agnonese, che ha interessato una vasta zona, provocando un severo danneggiamento di alcune abitazioni rurali e l’evacuazione precauzionale di parecchie famiglie?
Sicuramente nelle nostre zone, l’abbandono del territorio ha aumentato il dissesto idrogeologico. Oggi, rispetto al passato, il territorio coltivato nell’Alto Molise è notevolmente inferiore rispetto a quello di 50/60 anni fa, che portava ad una cura del territorio, quindi quei famosi solchi, quindi anche in casi di eventi di precipitazioni concentrate, le acque sul suolo avevano una regimazione, c’era un’idraulica “artigianale” che permetteva il deflusso delle acque in modo più o meno regolare che non apportava questi danni; invece oggi venuta in parte a mancare questa manutenzione e con una azione di disboscamento eccessiva, l’acqua in eccesso non ha lo scolo necessario e ha un deflusso sempre più concentrato che porta poi a questi danni. Per quanto riguarda la frana di Zarlenga, si è verificata in coincidenza della combinazione di un evento di forti precipitazioni nevose, alla quale nei giorni successivi,alla fine del novembre 2013, si sono avute delle forti precipitazioni piovose, quindi la combinazione della forte precipitazione nevosa, con la forte precipitazione acquosa, ha avuto un effetto devastante su quel versante, versante con elevate pendenze e con l’azione di neve e pioggia, ha ceduto per circa 100 mt, andando a colpire quei beni vulnerabili, che sono quelle persone che abitavano in quella zona con le loro attività economiche e quindi là la vulnerabilità è stata massima, uguale a 1 , perché si sono dovute sgomberare le famiglie e quelle case purtroppo oggi lesionate, tra un po sarà il degrado naturale di quel versante che porterà a farle crollare. Per la frana di Colle Lapponi molto più estesa credo che oltre all’azione di queste due combinazioni, ci sia qualcosa di più strutturale, che mi permetto di correlare all’azione endogena in atto sull’Appennino, cioè il sollevamento dell’Appennino, visto che ci sono stati fenomeni sismici in questo periodo e uno dei principali fattori innescanti dei fenomeni franosi è la gravità, quindi se si ha un sollevamento, la spinta soggetta alla gravità è maggiore, quindi diciamo può portare a un maggior numero di fenomeni franosi.
Quando si verificarono le frane di Colle Lapponi e Zarlenga lei era Assessore al Comune di Agnone, quale fu l’intervento del Comune ?
Il problema è diverso tra l’ azione preventiva a difesa del suolo e l’azione quando l’evento catastrofico avviene. Purtroppo in quella situazione non si è potuto fare niente, si è dovuto solo sgomberare le famiglie alle quali con molta fatica la regione ha trovato un ristoro per mettere queste famiglie e di ricominciare una vita altrove riprendendo l’attività che avevano in corso, nel caso specifico erano degli allevamenti.
Nello specifico quali sono i vari livelli istituzionali coinvolti nella prevenzione del rischio idrogeologico e quali le relative funzioni?
C’è il Ministero dell’Ambiente, che si dovrebbe relazionare con l’Ufficio Difesa del Suolo Regionale e con gli Stretti Provinciali di Difesa del Suolo, il Comune dovrebbe segnalare attraverso la ricognizione sul territorio a questi Uffici, le situazioni critiche, proprio in un’ottica di previsione, prevenzione e mitigazione del rischio, quindi se si fa una buona previsione si può fare una buona prevenzione e quindi qualora ci fossero a disposizioni fondi in modo preventivo, in una programmazione seria di pianificazione del territorio si dovrebbe ragionare in questi termini, si eviterebbero tutte queste situazioni spiacevoli; purtroppo quello che si verifica è che si interviene quando succedono le catastrofi.
Esiste un fondo economico regionale a tutela del territorio?
L’attivazione di questi fondi è sempre post, e mai ante a quello che avviene.
Non esiste un fondo per la prevenzione e la mitigazione del rischio idrogeologico?
Se ne parla sempre, sono stati anche fatti dei passi avanti con alcuni strumenti, come i piani di assestamento idrogeologico dei bacini, è chiaro che l’opera di ricognizione è stata fatta, però passando poi alla mitigazione, dove bisogna mettere i soldi, non ci sono mai perché si va sempre a intervenire su quello che è successo e non su quello che potrebbe succedere.
Oltre che Geologo, lei dott Saia, è Consigliere Comunale e Assessore Provinciale, come mai in Italia s'investe poco in prevenzione a tutela del territorio e in generale?
La prevenzione è assolutamente essenziale, perché chiaramente è un investimento che poi dovrebbe tornare in altri termini e la stessa cosa è se i soldi si mettessero prima, è stato dimostrato dagli studi che la spesa dello Stato sarebbe inferiore rispetto a quella che affronta per riparare i danni che vengono fatti quando succedono queste catastrofi. Probabilmente è un problema culturale al quale prima o poi bisognerà porre fine e quindi tenere fede ai tre prassi: prevenzione, previsione e mitigazione del rischio. Se arriveremo a questo, significa che la politica avrà fatto bene il suo mestiere e che i vari livelli istituzionali potranno operare affinché anche le persone, i cittadini che vivono sui territori, con quegli strumenti a disposizione, potranno con accuratezza stabilire dove vivere e attuare le loro idee e le loro attività e quindi magari sarà dato vita anche ad organi, in funzione di controllo e come soggetti che attuano quelle misure. Servirebbe una forza che agisce nell’attuare le misure preventive per evitare i dissesti.
Grazie di tutto Dott Saia