Il Gruppo consiliare “ La Rinascita di Trivento” esprime il suo voto contrario alla proposta di conferimento della cittadinanza onoraria al vescovo monsignor Antonio Scotti, così come proposta dal sindaco, non solo da un punto di vista formale in quanto tale proposta non è frutto di una decisione collegiale del consiglio comunale, ma solo del protagonismo sindacale, ma anche e soprattutto da un punto di vista sostanziale in quanto leggendo le motivazioni contenute nella proposta sembra di trovarsi di fronte ad un'altra persona, essendo esse non rispondenti alla realtà.
Certamente la presenza dell’attuale vescovo nella comunità religiosa e civile della diocesi non si è distinta per la sua dinamicità e loquacità; al contrario, rispetto a quella del suo predecessore, monsignor Antonio Santucci, al quale va il nostro grato ricordo, è stata silenziosa e solitaria.
Quel legame fortissimo che il vescovo ha vissuto ed intessuto con l’intera comunità di cui si parla nella motivazioni della proposta tale non è stato perché più che ad incontrare le persone ha solo ricevuto visite dalle solite persone
I risultati che si vogliono attribuire al suo dinamismo pastorale non sono quelli descritti, poiché i risultati raggiunti non si sono visti, soprattutto nell’ambito sanitario, considerata la situazione di stallo in cui ancora versa il poliambulatorio di Trivento, dove il completamento della struttura resta ancora ferma e visto anche il declassamento dell’unico ospedale della diocesi, quello di Agnone, che fa dire a don Francesco Martino che il popolo è stato preso in giro.
Non si sono concretizzati gli impegni presi negli incontri organizzati con i presidenti della Giunte regionali di Abruzzo e Molise concludendosi essi solo con clamore mediatico.
Non si è registrata un ‘apertura della curia al modo delle professioni tecniche ed imprenditoriali per le costruzioni e ristrutturazioni degli edifici di culto, rimanendo essa legata sempre alle stesse logiche.
Insomma nulla di nuovo sotto la cupola se non gli affreschi che dipingono anche la sua persona a futura memoria.
Pertanto il posto nella storia della diocesi se lo è conquistato da solo e quindi non ha bisogno di difensori o sostenitori di ufficio.