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Attualità: Gli “idioti” di Facebook? Quelli di prima erano scelti dagli editori...

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Il 4 agosto scorso ho postato una nota in cui mi lamentavo della eccessiva demonizzazione di Facebook.

Il 19 agosto, a Pescocostanzo, ho ascoltato l'Aperitivo Linguistico del professor Giuseppe Sabatini e ho ricevuto sostegno e incoraggiamento a quanto scrivevo quindici giorni prima.

Per dire che non è lo strumento a possedere positività o negatività, ma il modo in cui viene usato, facevo l'esempio del coltello che può essere usato per uccidere (-) o per tagliare il pane (+).

Il professor Sabatini ha usato, invece, l'esempio dell'automobile: "Come si fa a dire che l'automobile è il male? Nonostante l'inquinamento e gli incidenti non possiamo farne a meno. È una tecnologia che ci ha permesso di vivere meglio".

Vorrei approfittare dell'entusiasmo provocato dall'incontro con il professor Sabatini per confutare la famosa frase di Umberto Eco sui social, frase che viene ripetuta, come fosse un teorema scientifico dimostrato, da chi vuole demonizzare i social: «I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli».

Sono convito, al contrario di Eco, che la possibilà di parola data a tutti, anche agli imbecilli, sia un fatto assolutamente positivo. Tra quelle persone che prima "parlavano solo al bar e venivano messe subito a tacere" c'erano menti eccezionali che rimanevano frustrate dalle idiozie che case editrici e giornali filtravano a loro piacimento e che poi pubblicavano.

Avrebbe dovuto pensare, Eco, che molte delle notizie vere che oggi possiamo facilmente leggere, aumentando la nostra conoscenza e quindi il nostro spirito critico, non sarebbero mai state pubblicate dai grandi giornali. E i grandi giornali - così come gli editori e persino la commissione del Nobel - hanno spesso evidenziato il pensiero di idioti in maniera subdola. Mentre i social permettono a tutti di parlare e le idee idiote vengono spesso evidenziate da chi ha un po' di sale in zucca, quelle pubblicate prima dell'avvento dei social erano pericolosissime perché garantite dal timbro di un editore importante e messe in evidenza dalla mancanza di spazio dato a chi avrebbe voluto reagire a quella pubblicazione con argomenti decisivi per confutare quanto si voleva propagare nell'opinione pubblica.

Oggi, invece, troviamo sui social il pensiero di Eco ma anche quello di chi non è d'accordo. E possiamo scegliere. Non mi sembra poco.

Certo, la quantità eccessiva di informazione crea problemi. Abbiamo difficoltà a scegliere. Possiamo incappare in fake-news. Tutto ciò, tuttavia, non può essere addebitato allo strumento. Dobbiamo migliorare lo spirito critico. Non certo possiamo tornare nel Medioevo de Il nome della rosa e lasciare la verità nelle mani degli intellettuali scelti dai gruppi editoriale e di potere. Viva Facebook e viva le verità e le idiozie dei social.

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