Partecipa a Alto Molise

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

La Dc di Sammartino, insieme agli agnonesi, lo ha realizzato, Iorio e la Mastrobuono lo vogliono 'tagliare'

La storia dell'ospedale San Francesco Caracciolo di Agnone volge forse all'epilogo

Condividi su:
AGNONE - Una storia fatta di sacrifici, lasciti di emigranti e appezzamenti di terra donati, che rischia di essere cancellata per mano della Regione Molise. E’ quella dell’ospedale civile San Francesco Caracciolo di Agnone, nato nel 1952 sotto la spinta del compianto senatore della Democrazia Cristiana, Remo Sammartino, il quale grazie all’amicizia con l’allora Ministro dei Lavori Pubblici, Umberto Tupini, riuscì nell’impresa di far realizzare una struttura sanitaria (la prima sul territorio) capace di fornire assistenza alle popolazioni del Molise altissimo e dell’area abruzzese che, per antica tradizione, convergono su Agnone, centro di commerci, di studi e di servizi sociali. Prima di allora in questa terra, come si legge in uno scritto a firma del senatore Sammartino, si moriva "per una volgare appendicite". Così il nuovo ospedale venne inaugurato ufficialmente 58 anni fa. Ma vari erano stati i tentativi di realizzarlo prima della seconda Guerra mondiale. A riguardo da rimarcare l’opera della Congrega della Carità, presieduta dall’avvocato Giuseppe Marinelli, che nel 1937 contribuì a far nascere le prime mura. Dopodichè nel ’40 l’Italia entrò in guerra e il sogno di vedere realizzato l’ospedale svanì. Ma una volta che il conflitto terminò, Sammartino, vice segretario provinciale della Democrazia Cristiana, tornò alla carica caldeggiando fortemente l’idea. "Ci aiutarono i nostri emigranti - scrive ancora Sammartino - dei vari orizzonti alla spesa delle attrezzature" e a ciò va certamente aggiunta la donazione del suolo (dove attualmente sorge la struttura) fatta dai concittadini volati a Buenos Aires, Gaetano Piccioni e Raffaele e Antonina Sammartino. "Oltre la Chirurgia - si legge nello scritto del senatore - vi fu il gabinetto di analisi, gestito dal dottor Camillo Carlomagno, il gabinetto di radiologia aperto con materiale prestato dal dottor Armando Masciotra. L’allora ospedale poteva contare su 52 posti letto e bisognò attendere una decina di anni per poter raggiungere traguardi allora insperati. Nel 1977 l’ospedale di Agnone si presentava con tutti i servizi essenziali, con personale paramedico adeguato ed era maturo per ospitare 210 pazienti". In seguito Sammartino sottolinea come fu immensa la volontà di un popolo nello sposare un progetto ambizioso, che al tempo stesso non avrebbe più dovuto recarsi, soprattutto nei periodi invernali e su strade assai tortuose nelle sedi ospedaliere di Isernia e Vasto. "Tutti hanno dato l’anima a questa, che rimane la più alta delle istituzioni pubbliche della mia cittadina", il commento finale di uno dei padri fondatori del San Francesco Caracciolo che contestualmente ammette il suo più grande rammarico. Ovvero quello di "non aver potuto lasciare all’alto Molise-Vastese il nuovo ospedale che la Regione, nel 1977, aveva decretato per 210 posti letto". Adesso chissà cosa penserebbe il senatore Remo Sammartino alla notizia che la ’sua’ creatura sarà ridimensionata o meglio riconvertita in un grande poliambulatorio. Chissà cosa avrebbe da dire, battagliero com’era, al sub commissario Isabella Mastrobuono e al commissario Michele Iorio, il quale nel frattempo continua a fare promesse... Chissà, oggi probabilmente Remo Sammartino, si starà rivoltando nella sua tomba per tutto ciò che attende il futuro di quella che lui stesso definì "la più alta delle istituzioni pubbliche della mia cittadina".
Condividi su:

Seguici su Facebook