CELENZA SUL TRIGNO - Il Tar Abruzzo ha accolto il ricorso presentato dai responsabili della scuola paritaria per l'infanzia "Santa Maria Assunta” di Celenza sul Trigno. L'annunciato sfratto delle sfratto delle suore dai locali che ospitano l’asilo paritario, previsto per il 15 del mese, non ci sarà.
E’ stato presentato, nei giorni scorsi, il ricorso contro l’atto del Comune con il quale si ordina alle religiose la restituzione delle strutture che ospitano, dai primi anni ‘60, la scuola per l’infanzia. Il legale rappresentante dell’asilo, Gabriele Piccoli, appena subentrato al dimissionario don Nicola Gentile, ha dato mandato all’avvocato Tiziana Magnacca di impugnare il provvedimento comunale che di fatto mette alla porta le suore. Il ricorso di basa sulla mancanza di atti e documenti che possano ufficializzare l’attivazione della scuola statale, quella che dovrebbe sostituire la paritaria. In effetti il Comune parla di «istituenda» scuola statale, non già istituita. Altra obiezione contenuta nel ricorso è che l’asilo delle suore non è affatto chiuso, né i suoi organi di gestione hanno mai manifestato volontà di chiuderlo. «è del tutto ignoto come possa essere stata anche solo valutata la possibilità di istituire una scuola statale per l’infanzia in presenza di una esistente e funzionante scuola paritaria, che non ha alcun costo aggiuntivo per l’amministrazione comunale e per lo Stato», si legge nel ricorso siglato dall’avvocato Magnacca. Secondo le stime del Miur, si legge ancora, «un alunno delle paritarie costa solo 584 euro all’anno contro i 6116 di un alunno della pubblica». In sostanza: un asilo paritario funzionante a Celenza, che è un piccolo centro, c’è già; uno statale potrebbe essere istituito solo dopo la chiusura del primo; inoltre, perché attivare una scuola statale, dunque costosa per lo Stato, quando quella che c’è non grava sulle casse pubbliche? Bella domanda. Risponderà il Tar nei prossimi mesi, intanto i giudici amministrativi hanno accolto il ricorso e concesso la sospensiva. Il sindaco Venosini, dunque, ha le mani legate e le suore non dovranno lasciare i locali entro il quindici del mese.