ISERNIA - Ho letto, in questi giorni, il pensiero del Coordinatore Provinciale dell’ IDV Antonio Monaco circa la soppressione delle Province. Ho trovato l’ intervento del Sindaco Monaco concreto e realistico.
Sull ‘ argomento, anch’ io, un anno fa ho dato il mio contributo che si avvicinava molto alla proposta di Monaco e che ritengo ancora attuale, soprattutto per la nostra realtà territoriale. Non voglio abbandonarmi, per il momento, ad altre considerazioni, basta riportare quello che scrivevo già il 30.5.2010 “”
Mi sembra, però, che i loro articolati ragionamenti ( ndr. Riferimento ad altri interventi tra cui quelli di Sorbo e La Banca) tralascino considerazioni in ordine al “ dopo” ( qualora si decidesse veramente di sopprimere le Province, evento non prossimo, considerato che tali Enti locali sono previsti dalla Costituzione e, com’è stato ricordato, si renderebbe necessaria una legge di revisione costituzionale. In ogni caso la nuova Carta delle Autonomie, in agenda parlamentare, darà un primo responso).
Intanto, com’è noto soprattutto agli economisti, l’istituzione e/o la soppressione di servizi deve partire da una analisi costo/benefici.
Ed allora, se inseriamo questo importante principio, nella discussione in atto “ Provincia di Isernia sì, Provincia di Isernia no” e osserviamo la realtà che ci circonda, personalmente, ritengo – proprio in questo contesto di “ vacche magre” – che la soppressione della Provincia di Isernia, proprio per quel principio cui prima accennavo, non sarebbe una catastrofe per i cittadini comuni.
Forse sì per chi è abituato a coltivare il proprio orticello!
Orbene, la Provincia di Isernia è costituita da n. 52 comuni, quasi tutti sotto i 2.000 abitanti (per semplificare), da Venafro ad Agnone ( sempre per semplificare) la distanza è solo di circa 70 Km.
Quindi un fazzoletto di territorio.
La Provincia di Isernia, a fronte di una macchina amministrativa e burocratica dispendiosa e, penso, esagerata ( 24 Consiglieri, 8 assessori, Società partecipate, Agenzie, consulenti e/o dirigenti lautamente retribuiti – richiamando quanto letto sui giornali, un dirigente esterno percepisce solo (sic!) 160.000,oo Euro (pensate, un piccolo comune non spende tanto per le spese correnti!! ) lo sdegno dovrebbe invadere tutti e ribellarci!! - staff personale del Presidente, parco macchine, etc. etc.) , si occupa prevalentemente di manutenzione delle strade provinciali e di edilizia scolastica di 2° grado. Per il resto, pur con qualche altra iniziativa lodevole ( se penso al sociale ), è poca cosa rispetto ad una azione incisiva e determinante per lo sviluppo dell’area interessata.
Dunque, è inutile girarci intorno, le funzioni e i compiti svolti incidono poco sul tessuto sociale ed economico e, forse, attraverso una diversa attribuzione ed articolazione, potrebbero fruttare meglio.
Certo, se la nostra Provincia, esercitasse concretamente e compiutamente tutte quelle funzioni che sono solo sulla carta, previste agli artt. 19 e 20 del T.U. n. 267/2000, potrebbe avere un senso il mantenimento.
Poiché, nella sostanza, non è così è, quindi, evidente che prima o poi questo Ente dovrà chiudere i battenti.
In tempi diversi tutti ci siamo battuti ed eravamo entusiasti della istituzione avvenuta il 3 marzo 1970.
Oggi i tempi sono mutati ed è necessario ragionare!
Non ne farei un dramma, qualora dovesse arrivare la soppressione o una razionalizzazione, perché sono convinto che soluzioni alternative, meno costose e più produttive per la popolazione ( purtroppo esigua ) possano venire fuori.
Tante possono essere queste soluzioni, e naturalmente non è possibile elencarle in questo contesto. La prima che mi viene in mente è questa:
I Comuni ( entità storica che difficilmente potrà essere toccata), anche e soprattutto in uno spirito di associazionismo e/o unione ( come del resto già previsto fin dalla prima riforma delle Autonomie locali, legge 142 del 1990 - ora TUEL n .267/2000 ) potrebbero far fronte agli stessi servizi e compiti della Provincia, naturalmente con gli stessi ( o anche ridotti) trasferimenti statali e regionali che attualmente vengono accreditati alla stessa.
E’ chiaro ed evidente che il discorso è complesso e non potrà che investire le stesse funzioni della Regione.
La Regione deve assolvere solo a compiti legislativi e deve delegare e trasferire la gestione ai Comuni che , in unione tra loro, sono certo potrebbero assolvere tutte quelle funzioni che oggi vengono svolte ( anche sovrapponendosi) da una pletora di Enti ( Provincia, Comunità Montane, consorzi, agenzie, EPT etc.).
L’aspetto occupazionale ( da preservare ) e la conservazione del posto di lavoro per tutti i dipendenti attualmente in servizio sarebbe assicurato con la collocazione negli stessi Comuni e negli altri Uffici statali ove vi è necessità come, ad esempio, nell’Amministrazione della Giustizia che, come tutti sanno, è lenta e macchinosa anche per carenza di personale amministrativo e di cancelleria.
Sono consapevole che l’argomento di cui si sta discutendo è certamente meritevole di approfondimento e valutazione e nessuno può immaginare di avere la soluzione a portata di mano.
Una riflessione seria, scevra da ogni pregiudizio ideologico e di parte, è ormai ineludibile ed ognuno deve assumersi la propria responsabilità e l’onere di lottare per l’unico scopo: il bene comune e una prospettiva di vita per i nostri giovani.
In ogni caso, non sfugga a nessuno, che con l’attuazione completa del federalismo parlare di Provincia di Isernia è riduttivo, laddove a rischiare seriamente è l’Autonomia Regionale che, sicuramente, non potrà reggere gli eventi e le ripercussioni nazionali, europee e direi mondiali.
Ormai, credo, le MACROREGIONI sono una strada inevitabile! “”