Appello al buonsenso. Per favore, non facciamoci del male! E' questo l'appello che lancia lo scrittore Francesco Paolo Tanzj, in un clima pre elettorale gia infuocato, “agli elettori del Centrosinistra ma anche ai “compagni che sbagliano” affinché si ravvedano e soprattutto ai tanti indecisi che tuttavia abbiano a cuore le sorti del proprio Paese”.
Appello al buonsenso
"L’ha detto Prodi, l’ha ribadito Veltroni, in questa situazione dobbiamo pensare al bene comune, oggi più che mai. Con equilibrio e senso di responsabilità. Le divisioni non solo non servono a niente ma rischiano di mettere l’Italia in ginocchio, in preda ai neo-liberismi e ai populismi di ogni genere. Cerchiamo allora di non essere i soliti italiani anarcoidi e masochisti, abituati da sempre a criticare per partito preso chi comunque si sforzi di fare qualcosa per non restare nel melmoso pantano dove “tutto cambia per restare sempre uguale”.
Senza rendersi conto che in tal modo non si fa altro che imbarazzare e dividere il malandato “popolo della sinistra” che rischia così di perdere definitivamente la propria stessa identità per aprire poi la strada al campo avversario. Siamo allora di fronte ancora una volta alla cronica tendenza al suicidio della sinistra che in tal modo tradisce la sua vera mission: quella di traghettare il Paese verso un credibile sviluppo sociale e autenticamente democratico.
Mentre gli estremismi e i criticismi di ogni epoca e di ogni paese (dal giacobinismo estremo della rivoluzione francese al socialismo radicale nell’età giolittiana, dalle dispute interne nel biennio rosso del primo dopoguerra in Italia che aprì poi le porte al ventennio fascista, fino alle divisioni che nel 1946 portarono alla vittoria la Democrazia Cristiana nonostante avesse ricevuto meno voti dei due partiti di sinistra, presentatisi però al voto separati) per la propria esasperata convinzione di possedere la verità assoluta hanno finito per provocare disastri ben peggiori di ogni pur scontata previsione.
Per non parlare delle cadute dei due governi Prodi: una nel 1998 per il mancato appoggio di Rifondazione Comunista e l’altra nel 2008, per il mancato appoggio dei Franco Turigliatto di turno. E, last but not least, la la recente e dolorosa sconfitta al Referendum. Insomma, vogliamo proprio farci del male? O lasciarci condizionare ancora una volta dai machiavellismi tipici dell’italica “ars politica”, dei quali poi pentirci quando ormai la cosa è fatta e aspettare altri vent’anni per riprendere in mano ciò che potrebbe essere risolto oggi?
E’ bene allora assumere un atteggiamento di apertura e dialogo responsabile, senza scontri e inutili diatribe, ma facendo capire agli elettori che oggi più che mai (anche di fronte a ciò che ci chiede l’Europa Unita) è importante una politica di continuità con gli ultimi governi di centrosinistra che, nonostante qualche errore … (ma “scagli la prima pietra chi è senza peccato”!) ha realizzato e ha in programma di portare avanti fondamentali riforme per lo sviluppo civile della Nazione. Pensiamoci bene, allora, prima di ritrovarci attoniti a leccarci le ferite!"