AGNONE. Lo hanno detto e lo faranno. “Se entro il primo agosto non ci pagheranno i sette mesi di guardia non retribuiti il servizio notturno al San Francesco Caracciolo salterà”. Il conto alla rovescia è stato attivato. A premere il pulsante del cronometro i camici bianchi della struttura altomolisana che tra mille difficoltà (sfidiamo chiunque ad ammettere il contrario) tengono ancora accesa la tenue fiammella della speranza. Tuttavia dalla Asrem giungono segnali tutt’altro che confortanti. Tra giri di parole, promesse non mantenute e delibere poco chiare, il futuro del Caracciolo appare segnato.
Sull’ultimo caso abbiamo inteso ascoltare Giuseppe Attademo.
Attademo, lei ricoprire contestualmente le vesti di assessore al Comune di Agnone, sindacalista dell’Anaao e medico impegnato quotidianamente nel reparto di Medicina del “Caracciolo”. Cosa significa non garantire più le guardie mediche?
La guardia medica, ossia la presenza continua di un medico nella struttura, e’ l’elemento essenziale di ogni ospedale la cui caratteristica e’ l’assistenza h24 sia per i degenti che per coloro che si rivolgono alle sue strutture. E’ cio’ che lo differenzia da un ambulatorio polispecialistico, un country hospital, un ospedale distrettuale.
Quel famoso processo di consunzione denunciato in tempi non sospetti da Chiesa e Comitati civici avanza a vele spiegate. Dunque si è davvero arrivati ad un passo dal cancellare definitivamente la struttura altomolisana? E’ così?
Il problema non e’ tecnico ma essenzialmente politico. la ventilata chiusura del Caracciolo e’ la conseguenza e non la causa di una situazione socioeconomica locale in crisi ma vario tempo ed a cui fino ad oggi le istituzioni regionali non hanno saputo dare una risposta concreta.
Le rassicurazioni all’utenza e al personale fatte solo qualche settimana fa dal commissario Isabella Mastrobuono e dal direttore sanitario Giancarlo Paglione possono essere catalogate come “promesse da marinaio”?
Le cose dette ripetono quello che gia’ lo scorso anno erano state presentate agli operatori del San Francesco Caracciolo.
In passato l’assessore regionale, Franco Giorgio Marinelli, massima espressione a livello regionale del territorio, ha detto che dimettersi davanti ad uno scempio del genere non sarebbe servito a nulla. Ma visti i risultati rimanere al proprio posto a cosa serve?
L’assessore Marinelli e’ il massimo rappresentante politico della zona. Pero’ purtroppo vista la situazione oramai al limite del collasso dovrebbe trarne le adeguate conclusioni come politico.
Come amministrazione comunale quali iniziative intendete prendere?
L’amministrazione comunale di Agnone intende coinvolgere tutte le istituzioni del territorio altomolisano ma anche della valle del Sangro e dell’alto Chietino non per una difesa sterile dell’esistente ma per cercare una direttrice di sviluppo che salvaguardi l’assistenza sanitaria di un territorio montano.
I più pessimisti ammettono che l’ospedale di Agnone arriverà si e no alle elezioni regionali di novembre. Dopodiché sarà travolto definitivamente dalla mannaia dei tagli. Lei pensa la stessa cosa?
Ripeto il problema e’ politico ed e’ legato agli interventi che la nuova amministrazione regionale porra’ in atto per lo sviluppo effettivo del territorio e quindi delle attivita’ collegate.
Che idea si è fatta delle dichiarazioni - di facciata oseremo ammettere - rilasciate dal senatore Ulisse Di Giacomo durante l’incontro organizzato a Carovilli dall’associazione “Il Glicine”. “L’ospedale dell’alto Molise – ha rimarcato Di Giacomo - va potenziato come struttura di urgenza ed emergenza, con un pronto soccorso al massimo della sua potenzialità, con tutti i servizi necessari”.
E’ cio’ che l’Agenas (agenzia nazionale dei servizi sanitari) indica per gli ospedali montani in zona disagiata ovvero e’ solo una dichiarazione di intenti.
Assessore, camminando lungo le corsie del “Caracciolo” si denota un certo clima di rassegnazione da parte di tutti. E’ davvero finita la voglia di lottare?
Il problema vero e’ che in tutto questo discutere gli unici non coinvolti nelle decisioni sono gli operatori della struttura che vedono passare sulle loro teste provvedimenti che potranno cambiare la loro vita lavorativa.
In maniera sintetica ci dica quali sarebbero gli interventi indispensabili da attuare affinché il Caracciolo possa continuare a vivere?
Lo sviluppo di una rete ospedaliera regionale integrata con i servizi territoriali pronta ad assicurare interventi rapidi e certi ai cittadini altomolisani.
Il fatto che il “Caracciolo” stia morendo è’ solo una questione di sprechi?
E’ il risultato di una certa politica che ha privilegiato la risoluzione di bisogni individuali perdendo di vista i bisogni collettivi con spreco di risorse di cui oggi ne paghiamo amaramente le conseguenze!