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TAGLI ALL'OSPEDALE, ANTONIO MONACO TUONA: "ADESSO DOBBIAMO DIMETTERCI"

Il sindaco di Capracotta invita i suoi colleghi a mantenere la promessa fatta il 21 marzo davanti oltre mille persone

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CAPRACOTTA - "Manteniamo la parola data: dimettiamoci" Uno schiaffo ai suoi colleghi che continuano a far finta di nulla e mentre la nave cala a picco in maniera irreparabile preferiscono restarsene avvinghiati alla poltrona. Un pugno in faccia a quei sindaci che il 21 marzo scorso hanno recitato e nulla più un copione teatrale. Usa parole forti il primo cittadino di Capracotta, Antonio Monaco, che ancora una volta, dimostra di aver recepito perfettamente di essere di fronte ad un punto di non ritorno se l'ospedale Caracciolo dovesse morire. Sa, e come non potrebbe, che per l'intero territorio la riconversione della struttura sanitaria equivarrebbe una iattura dalle conseguenze devastati. Ancora una volta Monaco, che non ha certo bisogno di farsi pubblicità, dimostra grande dignità politica e umana e invita i suoi colleghi a rispettare quel patto fatto di fronte oltre mille persone in una soleggiata giornata di marzo. Per tentare di salvare il salvabile - lascia intendere - occorre un gesto estremo, una presa di posizione che scuota le coscienze. E allora eccolo il sindaco di Capracotta pronto a rimettere il suo mandato nelle mani del prefetto di Isernia. Senza se e senza ma Monaco invita tutti gli altri primi cittadini, presenti a quella manifestazione, a dire basta a soprusi e ingiustizie. Costi quel che costi. "Il dado è tratto - scrive - Il silenzio è sceso sulla chiusura dell'ospedale di Agnone dopo il consolidamento del disavanzo dei conti della sanità regionale. Siamo stati partecipi di tante iniziative, incontri, e siamo stati illusi dalle promesse, dalle tante promesse, tutte disattese. Oggi l'ospedale di Agnone viaggia spedito verso la chiusura, oggi definita riconversione in Rsa. Il nosocomio verrà smembrato, interi reparti verranno chiusi e ci sarà la corsa verso altre realtà dove i cittadini, i pazienti, si aspettano una migliore sanità". Traccia il quadro complessivo di quello che sarà e soprattutto pone un inquetante quesito. "Un unico reparto, con 16 posti letto, che raggruppa medicina, chirurgia e ginecologia- dice ancora - di peggio non potevamo aspettarci, tre primari con i propri staff di collaboratori medici e infermieri, che dovranno interessarsi di 16 pazienti; questo quanto è emerso dopo mesi e mesi di confronto, perchè tutto il resto è solo pura illusione. L'ospedale diventerà una Rsa anche a scapito di altre strutture che da anni aspettano un segnale da questo punto di vista. Ma siamo sicuri che non andiamo ancora una volta verso una spreco di risorse, questa volta non solo finanziarie, ma anche umane?" Poi torna a quella promessa attualmente disattesa e che grida vendetta tra la popolazione, ormai esasperata e stufa di essere presa in giro per l'ennesima volta da politicanti dell'ultima ora. "Alcuni mesi orsono fui uno dei primi sindaci dell'Altissimo Molise - ammette - a lanciare l'idea delle dimissioni qualora ci fosse stato il tentativo di chiudere o in presenza di provvedimenti di menomazione dell'ospedale di Agnone. Quella mia presa di posizione spinse il collega sindaco di Agnone a convocare una riunione di tutti i sindaci dell'Altissimo Molise che unanimemente decisero di seguire la strada delle dimissioni, di rimettere la fascia tricolore nelle mani del Prefetto di Isernia, in segno di netto dissenso nei confronti di una paventata chiusura o ridimensionamento del Caracciolo di Agnone. La volontà delle dimissioni fu riproposta anche nel giorno della partecipata iniziativa pubblica Agnonese a difesa dell'ospedale, quando il Sindaco di Agnone, a nome di tutti gli altri Sindaci presenti, ribad la volontà delle dimissioni". Ed ancora Monaco punta il dito verso i politici regionali del posto che pure avevano giurato di sposare quella causa e contestualmente accusa i referenti provinciali della zona che non hanno mosso un dito e continuano a fare "orecchie da mercante". "Di dimissioni aveva parlato anche l'assessore regionale di riferimento, Franco Giorgio Marinelli - spiega - All'appello mancano i rappresentati dell'altissimo Molise nel consiglio provinciale, assessori e consiglieri che in silenzio vivono la problematica del Caracciolo come fosse qualcosa lontano mille miglia dal loro mondo. Oggi i cittadini ci chiedono il conto - prosegue - In pratica ci dicono: 'non avete ottenuto nulla, andatevene a casa così come avevate detto' Hanno ragione, io sono dalla loro parte, sono dalla parte dei cittadini che ci chiedono un forte segnale di protesta, e chiedo ai colleghi sindaci dell'Altissimo Molise e dei territori abruzzesi confinanti di rivederci, subito, senza ulteriori ritardi, senza illuderci ulteriormente, senza scaricare su altri (Governo centrale) responsabilità che sono solo ed esclusivamente molisane. L'incontro deve essere decisivo, deve essere l'atto conclusivo, concreto, di quanto detto, scritto, sottoscritto ed affermato pubblicamente da tutti i sindaci. Andiamo dal Prefetto di Isernia- auspica Antonio Monaco - e riconsegniamo le nostre fasce tricolori, accompagnati dall'assessore regionale di riferimento che ha più volte affermato la stessa volontà, e accompagnati, almeno spero, da qualche consigliere e assessore provinciale dell'area" In ultimo Monaco si rivolge direttamente al collega di Agnone e lo invita immediatamente a convocare un'assemblea pubblica. "Siamo veramente convinti di mettere in atto queste azione? Mettiamoci alla prova, in un modo molto semplice. Aspetto, quindi, una celere iniziativa del sindaco di Agnone, l'amico Gelsomino De Vita, che oltre a coinvolgere noi Sindaci deve coinvolgere anche tutti i rappresentanti politico - istituzionali innanzi citati, regionali e provinciali. Se questo mio appello verrà disatteso, mi farò immediatamente promotore di una convocazione di tutti i soggetti interessati presso il mio Comune. L'incontro deve essere tenuto a porte aperte affinché i cittadini possano ascoltare le proposte e le iniziative che si intendono prendere senza più tergiversare, senza pi— illudersi. Iniziative forti contro un sistema che continua a non ascoltare il grido di allarme di un territorio - conclude amareggiato - troppo dimenticato e troppo abbandonato al suo destino. L'Altissimo Molise sta morendo e solo una forte vertenza "per non morire" potrà dare un auspicato segnale positivo per tutto il territorio". Parole sante che non hanno bisogno di alcun commento e che attendono solo di essere messe in pratica.
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