Una donna è stata aggredita in pieno centro a Campobasso. Ogni volta che accade un episodio del genere sembra che si caschi dal pero. Come se fosse un episodio singolo e non riguardi un fenomeno vasto che, anche se non sfocia nella tragicità del femminicidio, riguarda il Molise. La consigliera regionale di Orgoglio Molise, Paola Matteo ha invece interpretato l'effettiva portata del fenomeno. E si sta impegnando, diventando relatrice di ben due proposte di legge, a porre un freno a tutto ciò.
“Non si può non indignarsi di fronte ad un tale episodio - ha dichiarato- L’ ultima indagine Istat, relativa all’andamento del fenomeno, fissa in 11 stupri al giorno, quattromila ogni anno. Un vero e drammatico bollettino di guerra”. “I numeri –ha aggiunto la Consigliera- sono impressionanti: un milione e 157mila donne
avrebbero subito una violenza nel corso della vita. Eppure, nelle denunce degli ultimi anni, si registra una lieve flessione: 6% in meno tra il 2014 e il 2015 e 13% in meno dal novembre 2015 al novembre 2016. Quanto agli autori, in maggioranza sono italiani, ma quasi quattro denunciati su dieci sono stranieri. Il fenomeno d’altra parte è difficilmente fotografabile con chiarezza. Le violenze sessuali denunciate sono infatti solo una piccola parte di quelle davvero compiute. Molte
violenze avvengono in famiglia per opera del partner o comunque di una persona conosciuta e parte di esse restano in gran parte nascoste. Le mura domestiche purtroppo rimangono ancora il luogo dove si consumano di più le violenze, spesso rimaste inascoltate. Il 37,6% tra mogli e fidanzate ha riportato ferite o lesioni, il 21,8% soffre di dolori ricorrenti. Indicativo, secondo gli analisti, è lo stato di vessazione psicologica che riguarda ben 4 donne su 10. Ancora meno sappiamo degli stupri di immigrati a danno di donne loro connazionali. La diminuzione delle denunce è stato constatato che non equivale ad una diminuzione del fenomeno ma ad un aumento del sommerso su cui si dovrebbe riflettere seriamente per capire perché una donna non denuncia nonostante quello che negli ultimi anni è stato fatto dalla ratifica della Convenzione di Istanbul alle varie norme nazionali e regionali. Una risposta – ha proseguito la Consigliera Matteo- potrebbe essere che le stesse norme sono molto farraginose, troppo lunghi i tempi processuali che si risolvono spesso con sentenze poco satisfattive e pene che commisurate si rivelano poco certe!”. “Consapevole di tale condizione –ha concluso Matteo- ho presentato, insieme ad altri colleghi, una proposta di legge per modificare, implementandola, modernizzandola e rendendola più incisiva, la legge regionale n. 15 del 2013 riguardante la prevenzione e contrasto alla violenza di genere. Ho constatato con piacere che è arrivata anche una proposta di legge da parte della Giunta regionale riguardante lo stesso argomento e con similari finalità. Ieri mattina in IV Commissione, chiamata ad esaminare le due proposte, sono stata nominata relatrice di entrambe le proposte e impegnata a stilare un testo unico da sottoporre all’esame dell’Aula per l’approvazione definitiva. Sono contenta della fiducia del Presidente Pallante e dei colleghi, cercherò pertanto, in veste di relatore, di trovare il consenso più ampio possibile su uno strumento chiamato a regolare una problematica molto attuale e di grosso rilievo sociale”.
Intanto sull'argomento, a dare valore all'azione di Paola Matteo arriva anche la consigliera provinciale di parità di Campobasso Giuditta Lembo. Alla luce dell’ennesimo atto di violenza contro una donna, avvenuto questa volta a Campobasso, chiede alla Regione Molise di valutare la possibilità di costituirsi parte civile così come previsto dalla Legge regionale n.15 del 2013 contro la violenza di genere che all’art.11 comma 1 così recita: “La Regione ha facoltà di costituirsi parte civile in tutti i processi celebrati nel suo territorio aventi ad oggetto reati che presuppongono l’esercizio di condotte violente, anche di carattere morale, ai danni delle donne e dei minori di età”. È fondamentale” – spiega Giuditta Lembo – che le Istituzioni,accertata la veridicità dei fatti, affianchino le vittime alfine di infondere nelle stesse il coraggio necessario per affrontare un lungo percorso dopo la denuncia, spesso pervaso da solitudine e sconforto. Anche il Comune di Campobasso può considerare questa possibilità, così come le Associazioni femminili e i Centri antiviolenza, perché solo facendo fronte comune riusciamo a dare una risposta concreta e decisa contro questo grave fenomeno. Condivido – prosegue Giuditta Lembo -l’idea della Consigliera regionale Paola Matteo di legiferare in maniera più incisiva e organica, al fine di riuscire anche in Molise ad assicurare alle vittime di discriminazioni l’esercizio pieno dei propri diritti. Inoltre investire nella prevenzione ed informazione sono altri due aspetti molto importanti e ineludibili. Per quanto concerne la formazione siamo tra le Regioni virtuose che hanno realizzato due corsi di formazione frutto della Convenzione sottoscritta tra l’Ufficio di parità da me rappresentato e il “Centro di documentazione, ricerca e iniziative sulle culture di genere” presso l’Unimol, che rappresentano un intervento concreto che va nella direzione di specializzare gli stakeholder su come intervenire adeguatamente nei confronti delle presunte vittime. Altro impegno che da sempre ho voluto portare avanti – continua la Lembo - ritenendolo un tassello fondamentale e che a tutt’oggi auspico venga nell’immediato attuato dalla Regione, è l’attivazione della task force multidisciplinare presso i Pronto soccorso e un monitoraggio dei dati relativi al fenomeno e ai casi trattati al fine di poter comprendere se le risorse destinate alla tutela delle vittime sono sufficienti per raggiungere gli obiettivi e le finalità della normativa vigente. L’impegno comune di ognuno di noi, sia in quanto Istituzioni che cittadini e cittadine, è necessario, perché la violenza e ogni forma di discriminazione non sono un fatto privato ma riguardano l’intera società.