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LEGGE SULL'INFORMAZIONE: LE BUGIE E LA MIOPIA DELLA REGIONE

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Riceviamo dall'Assostampa Molise, il sindacato dei giornalisti del Molise, la seguente nota a firma del presidente Giuseppe Di Pietro che pubblichiamo integralmente: «Il consiglio regionale si è sciolto e quattro anni di lavoro sulla legge quadro per il sostegno all'informazione vanno in fumo. Questo nonostante le ampie rassicurazioni e la disponibilità, dal presidente della giunta in giù, a voler regolamentare il sistema di erogazione delle provvidenze pubbliche, sanare la piaga del lavoro irregolare (che riguarda il 60-70% dei giornalisti molisani nelle redazioni), innalzare la qualità del prodotto, rendere libera l'informazione attraverso la recisione del vincolo economico dalla politica. Temi, come si vede, di elevata caratura che riguardano l'assetto democratico, ma anche gli obblighi sociali della parte datoriale, la corretta retribuzione dei lavoratori, la regolamentazione indiretta di un comparto squilibrato nel suo assetto concorrenziale. Ebbene, scientemente si è voluto affossare un percorso civile, condiviso, ragionato e sistemico, immolandolo sull'altare del bieco tornaconto politico-elettorale, nella miope convinzione che una maggioranza debba restare tale in eterno. Si sono sperperati migliaia di euro in audizioni e riunioni, senza sentire il dovere morale di completare il percorso legislativo. Prendiamo atto delle bugie e della malafede della classe dirigente regionale, che da un lato ha promesso pubblicamente di portare a termine la legge, dall'altro ha fatto di tutto per affossarla. Prendiamo atto di un comportamento inqualificabile e meschino, che avremmo voluto denunciare nell'ultima seduta del consiglio regionale del 31 Agosto prossimo, poi annullata. Vorrà dire che questo sarà il tema della nostra campagna elettorale di autunno. Ribadiamo anche l'impegno a far cessare, con tutti i mezzi (compreso quello giudiziario), la scandalosa compromissione editoria-politica, che inquina e manipola l'informazione, offende e mortifica i giornalisti, viola la legge e favorisce il lavoro nero».
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