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Da Ittierre a Modaimpresa, il genio di Scacciavillani che salva un settore produttivo molisano

Dalla crisi alla rinascita, la storia da araba fenice dell’impresa molisana che guarda all’Oman

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C’era una volta Ittierre, un’impresa che dava lavoro a mille persone direttamente, e a tremila con l’indotto in una regione come il Molise che di abitanti ne fa appena 300 mila. Un molisano su cento, insomma, si guadagnava il pane grazie a questa società specializzata nel prendere i modelli dei grandi stilisti e passarli alla produzione di massa attraverso tutte le fasi intermedie del modello con la carta, del taglio e del cucito. Da Ferrè a Malo passando per il prêt-à-porter di Versace, nomi eccellenti della moda si affidavano a una sigla considerata un’eccellenza mondiale, e che era il primo datore di lavoro privato della provincia di Isernia. Fin quando nel 2015 la crisi non si è abbattuta anche su Itierre. Che ha chiuso, e da un giorno all’altro il Pil del Molise è calato del 2 per cento.

   Adesso, appunto, Ittierre non c’è più. C’è però ModaImpresa, sede a Contrada Acquaro, comune di Miranda, sempre in provincia di Isernia: una start up che è stata creata da ex dipendenti di Itierre per continuarne l’attività. Messi in mobilità, hanno fatto un corso di formazione sotto la guida di Lucio Di Gaetano: proprio l’economista che era stato nominato commissario liquidatore. Presidente e amministratore delegato è Romolo D’Orazio, già dirigente della stessa Itierre. E le cose hanno ricominciato a marciare al punto che la società ha potuto registrare tre aumenti di capitale in tre anni.

Con l’ultimo è entrato con il 10 per cento del pacchetto azionario Fabio Scacciavillani, economista che è oggi Chief economist del Fondo sovrano dell’Oman, ma che è appunto molisano. Di Frosolone, per la precisione, un paesino in provincia di Isernia. Laurea alla Luiss, Ph.D. in Economia a Chicago, dopo aver lavorato al Fondo monetario internazionale, alla Banca centrale europea nella fase pionieristica del lancio dell’euro e a Goldman Sachs, nel 2006 decise di piantare tutto per fare una scelta che lui stesso definisce “in apparenza folle”. “Ma avevo avuto sentore della crisi che stava per abbattersi sul sistema finanziario. Mi sono allora trasferito in Qatar, convinto che i paesi del Golfo sarebbero stati immuni dalle conseguenze più virulente della crisi grazie alle enormi ricchezze accumulate. E infatti quando a partire dal 2007 l’uragano della crisi ha spazzato la finanza occidentale, i fondi sovrani hanno costituito uno dei pochi bastioni di solidità”.per continuare a leggere cliccare qui

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