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Commissione per la parità e per le pari opportunità, insorge la Consigliera Cennamo: "legge da rifare, non ci sono uomini"

Sulla stessa posizione della consigliera di parità anche la presidente di Liberaluna Onlus Maria Grazia della Selva. Il principio della legge del 2000 viola l'articolo 3 della Costituzione.

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A poche ore dalla pubblicazione del nostro articolo sulla questione della commissione regionale per la parità e per le pari opportunità, sulla scadenza al 31 agosto delle domande per comporre la commissione di 14 donne, sulla questione è intervenuta la consigliera di parità regionale Giuseppina Cennamo, che è di diritto la quindicesima componente. Lo fa su quella che sarebbe una ingiustizia in violazione dell'articolo 3 della Costituzione relativa proprio alla parità di genere. 

"Manca la rappresentanza maschile - ha sostenuto la consigliera - non posso pensare di andarmi a confrontare in una commissione regionale composta da un sesso solo. E' una questione di principio valida sia per la giunta regionale di soli uomini, vale per la Giunta comunale di Oratino (soli uomini anche qui) e deve valere anche per la commissione di parità e per le pari opportunità che è tuttora composta da sole donne. Un principio quando è valido lo è sempre in entrambi i casi". 

Ma le contestazioni della consigliera di parità non terminano qui. Infatti è anche convinta che il numero di 14 persone più lei sia troppo elevato per portare a discussione qualsiasi cosa. "E' difficile - ha continuato Cennamo - raggiungere una qualsiasi maggioranza. Per questo sono convinta che il numero vada ridotto". 

Per la consigliera di parità, la legge regionale del 13 aprile del 2000 che ha istituito la composizione della commissione in tal senso è una legge vetusta che "va assolutamente aggiornata rispetto ai principi di uguaglianza previsti dalle leggi vigenti". Ma cosa potrebbe fare ora il Consiglio regionale? Una legge ad horas che aggiorni in questi punti quella vigente per assicurare la rappresentanza di entrambi i generi nell'organismo che prevede, tra le altre cose, la tutela delle donne non soltanto per quanto riguarda la violenza domestica ma anche dal punto di vista della parità in ambito lavorativo. 

Sulle stesse posizioni della consigliera di parità regionale anche la presidente di Liberaluna Onlus Maria Grazia Della Selva. che si era già appellata al presidente della regione Donato Toma e a quello del consiglio regionale Salvatore Micone per ottenere la sospensione per la mancata presenza della rappresentanza maschile nell'organismo. 

"Quando si parla di pari opportunità- ha precisato La Selva- si pensa che sia un argomento di natura esclusivamente femminile ma non è così. Le pari opportunità sono un principio giuridico inteso come l'assenza di ostacoli alla partecipazione economica, politica e sociale di qualsiasi individuo connesse al genere, religione e convizioni personali, razza e origine etnica, disabilità, età, orientamento sessuale e politico". 

Un ricorso che dal punto di vista giuridico è inappuntabile. Ma in una regione dove le donne faticano ad imporsi sulla scena politica (due legislature di giunte regionali di soli uomini ndr) forse avere una commissione regionale per la parità e per le pari opportunità di sole donne, sarebbe una riserva indiana della quale il sesso che in ambito patriarcale subisce di più il dominio dell'uomo, forse si potrebbe ancora dotare. Il riequilibrio dei generi sarebbe auspicabile qualora venga effettuato prima negli ambiti in cui la donna non è riuscita ancora ad emergere, soprattutto in quello politico di cui stiamo parlando. 

 

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