La votazione in Senato era appena avvenuta e il senatore molisano Fabrizio Ortis commentava: "Il giorno che in tanti aspettavano finalmente è arrivato. Da oggi, anche al Senato, niente più vitalizi. Una battaglia portata avanti nel segno dell'equità e della giustizia sociale, che dal 31 dicembre metterà fine a un privilegio odioso e ingiustificato in base al quale, senza versare contributi adeguati, i politici intascavano ricchi assegni, del tutto sproporzionati rispetto ai "comuni mortali".Ora si cambia, per davvero, come i cittadini ci hanno chiesto di fare: gli ex parlamentari dovranno farsene una ragione. Fine della storia, fine della casta".
La notizia che da ieri anche al Senato sarà attuata la norma che prevede il ricalcolo pensionistico per gli ex senatori passando da sistema pensionistico retributivo a sistema pensionistico contributivo. Ma cosa è avvenuto in realtà? E' solo un passaggio successivo a quanto avvenuto nel 2011 con il governo Monti quando si passò al sistema retributivo.
Infatti il taglio ai vitalizi venne effettuato con il contributo dei partiti di centrodestra e di centrosinistra che componevano all’epoca la maggioranza. Entrata in vigore nel 2012, in pratica la legge Fornero aveva previsto per l'appunto già il passaggio al sistema retributivo per tutti gli ex deputati, anche se non con effetto retroattivo (cioè non toccava i vitalizi già maturati dagli ex senatori e deputati).
Infatti si prevedeva un passaggio dal vitalizio a quelle che il nuovo regolamento di Camera e Senato ha ribattezzato come “pensione dei deputati” e “pensione dei senatori,” basate sul sistema retributivo. Da allora, come spiegava all'epoca Repubblica, "i parlamentari che hanno terminato il mandato potranno percepire l'assegno non prima dei 60 anni di età se sono stati alla Camera o in Senato per più di una intera legislatura; solo dopo i 65 anni di età se hanno versato i contributi per una sola intera legislatura." I vitalizi quindi, nel vero senso della parola, erano già stati aboliti nel 2011 quando si passò al sistema retributivo. Quella di ieri è solo una ulteriore modifica alla legge pensionistica, della precedente che già aveva tolto di mezzo l'odioso privilegio.
Quanto avvenuto ieri lo spiega anche il deputato Antonio Federico del Movimento Cinque Stelle che aggiunge: Abolizione dei vitalizi con ricalcolo da sistema retributivo a sistema contributivo: significa che la pensione la si percepisce in base a quanto si è versato negli anni, non in base a quanto si è guadagnato. Questa cosa adesso vale per tutti gli ex Deputati e da ieri anche per gli ex Senatori.
Ma la vera novità è quella che riguarda i consigli regionali. Quelli che, come il Molise, non hanno ancora abolito i vitalizi e che, da questo mese, si sono addossati anche il pagamento di quello a Italo Di Sabato, l'ex consigliere di quella che fu Rifondazione Comunista, che da ottobre 2018 andrà a percepire circa 2800 euro mensili.
"Tra poco - continua Antonio Federico- dovrà valere anche per tutti gli ex Consiglieri regionali. Notevole risparmio di soldi pubblici e ripristino di un minimo di equità sociale. Anche in Molise non vedremo più vitalizi da 4000 euro lordi mensili! Se ne faccia una ragione chi ancora vuole restare aggrappato a questo odioso privilegio: nella scorsa legislatura in Regione una nostra analoga proposta di legge presentata da me e Patrizia Manzo non fu mai calendarizzata in Prima Commissione, l'altro giorno invece addirittura è stata bocciata così come ci ha raccontato Andrea Greco Adesso con il taglio dei trasferimenti non potranno più scappare!".
Taglio dei traferimenti che significa? Vuol dire che lo Stato non trasferirà alle regioni i fondi necessari per coprire la spesa dei vitalizi agli ex consiglieri regionali. Quindi volente o nolente il Consiglio regionale del Molise, se non vuole rimetterci di tasca propria, sarà costretto a eliminare i privilegi.