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"Privatizzare il Caracciolo, un vantaggio per tutti"

E' quanto sostiene il dirigente amministrativo Giampaolo Presutti

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AGNONE. Il Caracciolo nelle mira di chiusura?. Smantellare la sanità in Alto Molise?. Nulla di tutto questo. A sostenerlo è Giampaolo Presutti dirigente amministrativo della Asrem di Agnone che tiene a puntualizzare alcuni aspetti sulla sanità di quest’area. “Sono fermamente convinto che nessuno vuole intenzionalmente chiudere il Caracciolo –esordisce Presutti- La domanda cui dare risposta, semmai volessimo azzardare tale sciocca ipotesi, è cui prodest? (a chi giova?). Non di certo alla politica che deve fare i conti con la concordia sociale e la chiusura di ospedali, si sa, è rispetto tale eventualità è una autentica catastrofe. Non di certo alla Asrem che anzi ha a cuore il buon funzionamento di tutta la sanità regionale e che sa bene quanto l’alto Molise sia un area critica dal punto di vista oleografico e più in generale sociale. Pure le fantasiose ipotesi dietrologiche di un disegno finalizzato ad avvantaggiare le strutture private presenti in regione è, a mio avviso, ingenuo. Agnone non è un competitor della Cattolica e tantomeno della Neuoromed, perché fa altro. Al contrario sono invece certo che tutto quanto si è potuto fare,e forse anche più, è stato fatto. La Regione, ed in particolare l’Assessore di riferimento dell’alto Molise, Franco Giorgio Marinelli e di conseguenza il Presidente Iorio, hanno tentato di tutto, in ogni sede, per far si che il Caracciolo continuasse ad esistere, anzi probabilmente le loro “pretese” sono andate “oltre” tanto da incontrare (naturalmente non solo per il Caracciolo) i categorici ripetuti appunti del tavolo tecnico ministeriale. Ma anche la ASREM ha tentato ed ha promosso tutte le azioni possibili per far si che il Caracciolo continuasse ad esistere e a funzionare come sta facendo. L’impegno per il nostro ospedale è stato a mio avviso ancora più attento rispetto alle altre realtà, proprio in considerazione del luogo e del servizio che offre. E allora, a cosa sono riconducibili le difficoltà che i cittadini lamentano e soprattutto cosa fare per tentare di invertire la rotta?. I nostri problemi originano dal rigido e severo piano di rientro cui la regione Molise, insieme a numerose altre regioni, è costretta. In realtà tutte le decisioni, le iniziative e i tentativi si scontrano continuamente con i draconiani vincoli del piano. I processi di cambiamento verso una sanità più moderna ed efficiente, che nelle altre regioni sono stati realizzati in un decennio (e sono ancora in corso) con un approccio più diluito nel tempo, nel nostro Molise sono stati imposti con una “road map” estremamente contratta, che inevitabilmente ha ingenerato i disguidi tipici di riforme costrette in ambiti temporali ridottissimi. Ma tant’è. Il piano di rientro, almeno per il momento, è ineluttabile ed ineludibile. Precisato, una volta per tutte, che il destino del Caracciolo è per cosi dire “transvolontaristico” (cioè prescinde dalle volontà ) e che la Regione e l’Azienda si sono fortemente impegnati per evitare il peggio, (spesso anche oltre l’ordinaria azione politico-ammnistrativa), si tratta di affrontare queste difficoltà cercando le soluzioni possibili che possano superare le pastoie del piano di rientro. Una possibilità, in un contesto così complesso ed articolato, che può dare i frutti sperati è la sperimentazione gestionale. La sperimentazione avrebbe quale scopo principale quello di riportate in loco l’autonomia gestionale. Si tratterebbe di costituire una società pubblico – privato, per esempio con la regione Molise o con i comuni dell’alto Molise (o con entrambi) per un tempo limitato ed instaurare un rapporto convenzionale con la ASREM per le prestazioni che il Caracciolo già effettua. Molti (a mio avviso pregiudizialmente) non vedono di buon occhio la presenza di privati in un contesto così delicato come quello della sanità. Ma anche questo aspetto potrebbe essere in qualche modo superato riducendo la quota privata (che per legge deve comunque essere minoritaria ) e dando particolare rilievo alla quota pubblica anche se ,a mio avviso, ciò snaturerebbe l’istituto, valido perchè devono coesistere in maniera equilibrata gli interessi pubblici e l’efficienza privata. A questo punto riponiamoci la domanda: cui prodest? Chi ne trarrebbe vantaggio? Dire tutti che: 1) La Regione Molise (e quindi a tutti i molisani) perché potrebbe affrontare con nuovi strumenti una parte (per quanto piccola) del problema sanitario regionale ed inoltre in qualità di eventuale partner della società beneficerebbe anche economicamente dell’aumento di efficienza derivante da un approccio privatistico. 2) L’ASREM che in qualità di committente (soggetto che acquista prestazioni) potrebbe “usare“ il Caracciolo come una sorta di ammortizzatore sanitario nel caso di esigenze particolari ed estemporanee (ad esempio nel caso di liste d’attesa lunghe o di mobilità passiva per talune specialità potrebbe chiedere al Caracciolo di garantirle) e inoltre anche per la ASREM sarebbe una fetta di sanità affrontata con uno strumento più duttile. 3) Il tavolo tecnico romano che in realtà chiede, a voce alta, maggiore efficienza. 4) Gli altomolisani a cui sta a cuore l’erogazione puntuale e corretta delle prestazioni e, con una iniezione di efficienza, ciò sarebbe garantito, fermo restando che una tale esperienza dovrebbe essere condizionata alla pretesa, da parte della popolazione locale, della garanzia dell’erogazione delle prestazioni storicamente erogate dal Caracciolo (area Chirurgica, area medica e della lungodegenza, area dei servizi e area dell’emergenza/urgenza). 5) Il personale al quale potrebbe esser data la facoltà di scegliere tra il rimanere nel settore pubblico o optare, incentivati, per il regime privato. Naturalmente –conclude Presutti- è questa solo un’ipotesi per tentare di fare incontrare le esigenze dei diversi “portatori di interessi“ (o stakeholders) e vuole essere solo uno spunto di discussione ed un contributo su cui riflettere nella assoluta consapevolezza di quanto per il Caracciolo è stato fatto con tenacia e convinzione”. .
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