AGNONE. Si discute, ormai con cadenza giornaliera e spesso con toni aspri, del futuro della sanità alto molisana. In qualche occasione poi, sono stato coinvolto nel dibattito soprattutto con la richiesta di chiarimenti e precisazioni sul progetto da me elaborato, finalizzato ad un rilancio delle attività ospedaliere del S.F. Caracciolo. In più occasioni ho cercato, pur nella sintesi giornalistica, di spiegare innanzitutto perché la sperimentazione gestionale, e poi come realizzarla. Evidentemente, considerato il ricorrere dei dubbi sollevati è forse necessario meglio precisare le caratteristiche di tale strumento che – ribadisco – è da molti anni analiticamente regolamentato da leggi nazionali ed è stato testato in decine di esperienze. Nessun progetto per così dire “ creativo” e nessuna novità vera, solo l’ipotesi di utilizzabilità di uno strumento rodato che potrebbe essere utile alla nostra sanità. Ma prima di ritornare sull’argomento credo si opportuno soffermarci su un serio pericolo. Dal taglio che il dibattito sta assumendo sembra quasi che tale idea sia “ di parte “ e cioè che un “gruppo” abbia fatto propria questa ipotesi che promuove con vigore, e di contro ci sia un’altra “ fazione” che apoditticamente la rifiuti. Onestamente credo che questa contrapposizione non faccia bene a nessuno e soprattutto danneggi la causa che, in verità più, sta a cuore a tutti: la buona sanità alto molisana. Le posizioni di parte, senza una approfondita analisi del problema e della ipotesi di soluzione, porta ad affermazioni dogmatiche vuote ed inconcludenti. Ed allora invito tutti a dibattere sull’argomento, approfondendone gli aspetti, rilevandone le debolezze ed i punti di forza , analizzandone le minacce e le opportunità, ma con pacatezza, senza posizioni pregiudiziali ed approfondendo le tematiche. Questa ipotesi, come ogni altra ipotesi ritenuta utile, non può “appartenere“ ad un gruppo deve invece essere il terreno di discussione che tutti possono, anzi devono, contribuire ad alimentare. Ciò detto veniamo ai contenuti della “sperimentazione gestionale pubblico –privato”.
Come detto è uno strumento elaborato nel lontano 1991 che ha subito una corposa evoluzione legislativa ed è stato sperimentato (è proprio il caso di dirlo) in quasi la totalità delle regioni italiane. Il beneficio principale che il Caracciolo ne trarrebbe da una sua applicazione sarebbe essenzialmente la riacquisizione dell’autonomia gestionale che oggi , a mio avviso, è l’aspetto centrale del problema. Tale strumento è detto “sperimentazione” in quanto non è un impegno indissolubile e la legge prevede che il rapporto di partenariato sia temporaneo e più precisamente duri tre anni al termine dei quali si potrà optare per un ritorno al pubblico o proseguire l’esperienza. Ma i dubbi più frequenti rispetto l’utilizzabilità di tale strumento riguardano l’individuazione del partner privato.
Si chiedono i nomi e si vuole, comprensibilmente, chiarezza. Ma francamente penso che tale richiesta sia ingenua o almeno intempestiva. E’ impossibile oggi dire chi potrà essere il partner del pubblico eventualmente coinvolto semplicemente perché ciò dipenderà dai criteri con cui si dovrà individuarlo. E allora la richiesta non può essere “ fuori i nomi “ ma deve essere “ quali soni i criteri di scelta?”. Ed è su questo che credo che la comunità alto molisana ha il dovere alla autodeterminazione, deve cioè chiedere, a gran voce, di essere coinvolta e partecipare a tale decisone, in armonia con gli altri interlocutori: la Regione con il commissario ad acta, tutti i Comuni dell’alto Molise ( coinvolgerei anche i Comuni abruzzesi che orbitano nel circondario del Caracciolo ), probabilmente la provincia di Isernia , senz’altro la ASREM, i sub commissari, probabilmente il tavolo tecnico. Si possono supporre un ventaglio di ipotesi ( una società privata con esperienza nel campo sanitario, una fondazione partecipata dai comuni dell’alto Molise, un azionariato diffuso per esempio all’intera comunità altomolisana) che tuttavia resteranno tali sino alla definizione concordata dei criteri di individuazione. E’ questa, a mio avviso, la prospettiva di discussione, nella consapevolezza che il problema vero è il conseguimento dell’autonomia gestionale e che l’ipotesi di sperimentazione è, in questa ottica, solo una proposta ed una base di discussione ( in attesa di altre proposte ma finalizzate alla riacquisizione dell’autonomia e non alla soluzione di singoli problemi contingenti ).
Condivido quindi l’esigenza di fare chiarezza, di conoscere a dettaglio i contenuti dell’idea e di discutere con cognizione di causa sui benefici o sulle difficoltà eventualmente riscontrabili, disponibile, a titolo personale e nelle sedi ritenute più opportune, ad ogni utile approfondimento.