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TAGLI ALL'OSPEDALE, SINDACI IN 'CONCLAVE' UN FLOP

Si doveva discutere delle dimissioni promesse nel mese di marzo. All'incontro si presentano solo in otto

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AGNONE – Tagli all’ospedale San Francesco Caracciolo di Agnone, i sindaci della Comunità Montana ‘Alto Molise’ non si dimettono. E non lo faranno neppure in futuro. Dopo la farsa andata in scena il 21 marzo scorso (in occasione della manifestazione di protesta organizzata dal gruppo Il Cittadino c’è…, ndr) con tanto di comunicato stampa sul quale i dodici sindaci della Comunità Montana compresi quelli dell’alto Vastese e di Trivento, si impegnavano a restituire il proprio mandato nel momento in cui l'ospedale di Agnone sarebbe stato toccato, nella giornata di mercoledì sera è arrivata l’ulteriore conferma della menzogna recitata dinanzi oltre mille cittadini. Il faccia a faccia è stato convocato dal primo cittadino di Agnone, Gelsomino De Vita, probabilmente indotto a farlo dopo le pesanti dichiarazioni fatte qualche giorno fa dal collega di Capracotta, Antonio Monaco, il quale senza alcuna remora ha spronato i sindaci del territorio a dimettersi in virtù di quanto stabilito dal commissario della Sanità, Michele Iorio che di fatto cancella l’ospedale Caracciolo, riducendolo ad una mera casa di riposo o meglio definita Rsa (Residenza sanitaria per anziani). Ebbene all’importante appuntamento che doveva sancire la riconsegna dei rispettivi mandati nelle mani del prefetto di Isernia si sono presentati solo otto sindaci dei dodici appartenenti alla Comunità Montana Alto Molise. Il tutto a dimostrazione – se ce ne fosse ancora bisogno - del grande interessamento alla vicenda nutrita da questi personaggi. Battute a parte, la cronaca registra come tre di questi amministratori, mentre la riunione era in corso d’opera, hanno deciso di abbandonare il tavolo. A quanto pare per impegni improcrastinabili. Come se i tagli al Caracciolo non lo fossero. Il fatto è stato confermato da fonti che hanno partecipato al faccia a faccia nella casa comune di salita Verdi. Insomma, dall’ipotesi di attuare un’azione di lotta dura e congiunta (in ballo la sopravvivenza dell’Alto Molise) si è rimasti come i quattro amici al bar cantati da Gino Paoli. Pardon cinque. Che alla fine non hanno potuto far altro che partorire un topolino. Di dimissioni neppure l’ombra. Conclusioni: l’ospedale muore, ma loro, i sindaci dell’alto Molise, restano avvinghiati a quelle poltrone che tra qualche anno rischiano di non avere alcun valore…
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