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IV Novembre e polemiche, lo studente Francesco Di Nucci precisa

Ecco il suo intervento integrale

redazione
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AGNONE. Riceviamo e pubblichiamo da Francesco Di Nucci, studente del liceo scientifico di Agnone. Caro altomolise.net Ti invio il discorso che ho preparato e "letto" nella manifestazione del 4 novembre di Agnone. Il motivo di questa comunicazione è in uno spiacevole infortunio che mi ha visto protagonista passando per un sovversivo anarchico irragionevole e irrispettoso nei confronti della manifestazione e del suo alto valore. Trovandomi nella spiacevole sorpresa di non essere inserito in scaletta (a mia insaputa), nel momento della mia comunicazione mi è stato impedito di esprimere compiutamente e con la necessaria calma l'intero testo che avevo preparato. Uno strano comportamento iroso del sindaco derivante da questa omissione in scaletta, mi ha reso nervoso e sbrigativo, riducendo il mio contributo ad un atteggiamento poco consono alla stile della manifestazione. Sono molto amareggiato per questo e gradirei che il testo del mio discorso venisse compiutamente conosciuto dalla gente. Ti mando in allegato sia il testo dattiloscritto che il testo calligrafico che può essere anche confrontato parola per parola. L'unica mia colpa è l'aver esordito con una frase nella quale annunciavo il mio intento "provocatorio": naturalmente era una semplice richiesta di attenzione. IL DISCORSO TESTUALE: "Solitamente il 4 novembre viene ricordato come il giorno che, commemorando la vittoria italiana nella prima guerra mondiale, celebra l’unità nazionale e le forze armate. Sfogliando i nostri libri di storia ci siamo resi conto che è importante, soprattutto oggi nel 150° anniversario dell’unità, sottolinearle il valore, che viene peraltro riconosciuto dalla nostra Costituzione. Non mancano infatti nel contesto politico odierno tendenze secessioniste, estremamente pericolose nella nostra società democratica, che finiscono con il contrapporre il Nord al Sud dell’Italia, mettendo a rischio il valore della solidarietà nazionale. Per noi giovani è importante essere uniti e sentirci parte di una stessa comunità contro ogni discriminazione sociale di sesso, razza, religione lingua e appartenenza geografica. Questi sono del resto i valori costituzionali di riferimento spesso ricordati dallo stesso Presidente della Repubblica. Se dunque questa giornata serve a consolidare i valori dell’unità nelle coscienze degli italiani, noi studenti ci riconosciamo come protagonisti di una lettura della storia che ci porta ad affermare un più alto grado di civiltà e di cultura democratica. Sempre sfogliando gli stesi libri di storia dobbiamo dire, per onestà intellettuale, che noi giovani non ci riconosciamo nella celebrazione della vittoria e nell’esaltazione delle forze armate. Come si può celebrare una vittoria conseguente ad una guerra che è costata all’Italia circa 600 mila morti, che ha prodotto tanti feriti, mutilati, orfani e vedove, atroci sofferenze e indescrivibili condizioni di miseria per il popolo? com’è possibile esaltare gli eserciti che hanno prodotto quest’orrenda carneficina? Una guerra che con la susseguente crisi ha aperto le porte al fascismo e al nazismo? No, noi giovani non possiamo stare dalla parte di chi ancora oggi sostiene la guerra. Se si considera che l’Italia nel 2010 ha speso 27 miliardi di euro per la difesa e spendreà nei prossimi anni 17 miliardi per l’acquisto di 131 cacciabombardieri F35, non possiamo rimanere indifferenti. Il missionario padre Alex Zanotelli ha scritto recentemente:”E’ mai possibile che a nessun politico sia venuto in mente di tagliare queste assurde spese militari per ottenere i fondi necessari per la manovra finanziaria invece di farli pagare ai cittadini?”. E ciò anche contro l’articolo 11 della costituzione, secondo cui “l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionale”. Questa del 4 novembre dunque non deve essere una giornata di festa ma di lutto nazionale per ricordare tutti i caduti della guerra, ritenuta dal Papa Benedetto XV “un’inutile strage”. Noi giovani riteniamo che questi morti debbano essere onorati non con le celebrazioni retoriche, che portano ancora oggi ad una legittimazione implicita della guerra, ma con un’azione frte ed incisiva sia sul versante delle coscienze che su quello politico per ridurre le spese per gli armamenti in funzione della guerra e contribuire così a costruire un mondo di pace". Francesco Di Nucci
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