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DIALISI IN SPAZI ANGUSTI E FUORILEGGE, MA UN'ALA DEL PRIMO PIANO E' VUOTA

Al Caracciolo di Agnone i dializzati costretti a subire la terapia in una stanza non a norma mentre da un anno l'ex Ostetricia ancora non viene occupata

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AGNONE. Partiamo da un dato. La legge dice chiaramente che un posto tecnico per un dializzato deve essere pari a otto metri quadrati, al Caracciolo di Agnone è la metà. Dopo la premessa scattiamo la foto di quella che è la situazione attuale. Un’ala della struttura è desolatamente vuota mentre in altri reparti si registra un sovraffollamento di pazienti. Il paradosso avviene nell’ospedale altomolisano, dove mentre i dializzati sono costretti a subire la stressante terapia in locali angusti e non a norma di legge, un’ala di quello che fu il reparto di Ostetricia è ancora inutilizzato. Il tutto accade a distanza di un anno, da quando il punto nascite, è stato brutalmente soppresso. Da allora a nulla sono valse le innumerevoli richieste di Ettore Mastrangelo, responsabile dell’emodialisi e dell’associazione nazionale Aned: di trasferire i dializzati in locali più accoglienti e dignitosi, come per l’appunto potrebbero essere quelli dell’ex reparto di Ostretricia, non se ne parla lontanamente. Le stanze vuote - a quanto pare - adesso dovrebbero essere occupate dal personale 118 fino ad oggi relegato a piano terra dove a sua volta dovrebbe arrivare il Pronto soccorso. Il tutto mentre l’altra ala del primo piano, quella dove c’era la Pediatria, è divenuta la sede del distretto e di vari ambulatori. Insomma, per i 18 dializzati nulla da fare: si preferisce venire incontro ad altre esigenze, come quelle dei dipendenti che potrebbero essere dirottati tranquillamente in altre parti della struttura, anziché assecondare i malati. Questione di buon senso, umanità prima ancora di leggi non rispettare. Sta di fatto che ad Agnone i dializzati dovranno continuare ad arrangiarsi (è un eufemismo) in poco più di 40 metri quadrati mentre, come detto, la legge ne prevede il doppio. A ciò bisogna aggiungere la carenza di servizi igienici, di una sala di attesa, di spogliatoti per il pesonale e cosa ancor più grave il passaggio della barella che non è assicurato. Per questa volta tralasciamo (ci riserviamo di farlo in un’altra occasione) la problematica lavorativa dell’unico nefrologo e delle reperibilità che vengono garantite da Isernia. Così tornando alle carenze di tipo strutturale fonti attendibili parlano di un vecchio progetto redatto dall’ingegnere Bartolini per ampliare il reparto di emodialisi. A questo punto il contentino potrebbe andare anche bene. Il tutto per una spesa che oscilla tra i 40 e 50 mila euro e che risolverebbe molti dei problemi elencati. Tuttavia chi di dovere, come spesso accade in queste occasioni, preferisce fare orecchie da mercante infischiandosene altamente di quelli che sono i diritti dei malati e del personale. Ma la vicenda legata all’occupazione dell’ex Ostretricia offre un altro spunto interessante. Perché in quell’ala desolatamente vuota, dove una volta nascevano i bimbi, doveva arrivare la Rsa con 40 posti letto tanto decantata dai politici locali a tal punto da ammettere che tra la soppressione del punto nascita e il nuovo servizio per anziani, l’alto Molise ci avrebbe guadagnato anche in termini economici. Addirittura la Asrem aveva previsto lavori di ammodernamento (come per quella del Santissimo Rosario di Venafro) pari a 800 mila euro. Ancora oggi si è alla ricerca della Rsa perduta…Fate voi. Lapidario il commento dell’avvocato dell’Articolo 32, Simone Dal Pozzo, che in un recente incontro ad Agnone, ha parlato della Rsa come uno “specchietto per le allodole, una trappola in cui non cadere visto che per essere ospitati nella Rsa bisogna pagare di tasca propria".
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