Confcommercio da anni opera a favore della qualità di vita nei centri urbani nella consapevolezza che un'economia florida si sviluppa solo se il contesto è adeguato e accogliente. Questi i principali temi che sono stati al centro di un'analisi dell'Ufficio Studi realizzata su 120 città (tutti i capoluoghi di provincia più 10 comuni di media dimensione). I centri storici perdono il 13% dei negozi in sede fissa nel periodo 2008-18, -14% al sud con divario di 4 punti percentuali rispetto al centro-nord. Rispetto alle periferie il divario è di circa il 3%.
In Molise a Campobasso dal 2008 al 2018 si è registrato un saldo negativo pari a 32 imprese commerciali nel centro storico, compensate solo in parte dall'apertura di 18 nuove attività nel settore alberghi–bar–ristoranti. In saldo negativo le attività commerciali di Isernia: chiusi 30 esercizi nell'intera città , di cui 14 nel centro storico negli ultimi dieci anni, a fronte di un saldo positivo totale nel settore alberghi – bar – ristoranti pari ad altrettante nuove imprese.
"Sono necessari interventi nei centri storici che guardino alla defiscalizzazione delle nuove attività – commenta il direttore di Confcommercio Molise Irene Tartaglia - che contribuiscono al decoro urbano e alla tenuta del verde pubblico, con misure come il credito d'imposta e la riduzione delle tasse comunali, considerando che i centri storici sono luoghi attrattivi per il turismo sul quale si vuole puntare, in ambito nazionale e locale. Per questo chiediamo un Decalogo del decoro urbano (insegne, gazebi, ecc), con incentivi fiscali per le attività commerciali che applicano il decalogo, nonché l'affidamento ai commercianti della gestione di fioriere o aiuole per garantire la cura del verde davanti alla propria attività con abbellimento delle strade. Senza i negozi c'è meno socialità , meno bellezza, più criminalità . E' un problema grave perché le città sono di tutti e per tutti costituiscono una risorsa di inestimabile valore."
Secondo il direttore dell'Ufficio Studi, Mariano Bella, c'è un evidente effetto composizione dei consumi. Crescono negozi tecnologia e farmacie, cade il numero di negozi tradizionali, che escono dai centri storici per trasformarsi nell'offerta delle grandi superfici specializzate fuori dalle città . Il calo dei consumi reali pro capite ha comportato una perdita di negozi in sede fissa. Quando salgono i consumi il numero di negozi resta stabile. L'impatto della popolazione è positivo, la sua riduzione determina maggior desertificazione delle città . Bella ha sottolineato che secondo le stime dell'Ufficio Studi, "il 70-80% della riduzione dei negozi dei centri storici è dovuto a razionalizzazione e scelte relative a scarsa redditività e competizione con e-commerce, centri commerciali, parchi e outlet".