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Nell’impasto fangoso di Travaglio l’opposizione fa da prezzemolo

Va screditata anche nel caso dei bandi del “buco”.

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Oramai è noto, a tutti quelli che seguono anche da lontano la politica, che l’altro ieri il nostro Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, s’è inventato un cavillo giuridico che nasconde una dissimulazione: ha dato a intendere ai sempliciotti di aver bloccato i bandi per la costruzione del “buco” del TAV che deve collegare Kiev a Lisbona, passando per Torino e Lione. In effetti, egli ha eliminato un aspetto del problema (un impegno stringente finanziario per l’Italia) ma ha, comunque, autorizzato la Società costruttrice a raccogliere «le manifestazioni di interesse», vale a dire, raccogliere le autocandidature delle imprese per gli appalti, cosa che, come noto agli addetti ai lavori, rappresentano la prima fase dei bandi. Questa decisione consente di rinviare ogni decisione, se fare o no il TAV,  a dopo le elezioni e, nello stesso tempo, dare fiato alla propaganda di Di Maio il quale può ingannevolmente propagandare di aver bloccato il TAV e a quella di Salvini il quale può continuare a sostenere che l’opera deve essere fatta.

È tutto abbastanza chiaro. Non lo è per il nostro Travagliatore nazionale il quale, invece di starsene, almeno una volta buona, tranquillo, non riesce a frenare la penna e scrivere, come ha fatto ieri: È bastato che Di Maio&C. evocassero, per la prima volta, la crisi di governo e Salvini è subito tornato a cuccia. L’ipotesi di nuove elezioni, che lo riporterebbero fra le grinfie putrescenti di B. e scatenerebbero il “liberi tutti” nell’aula del Senato nel voto sul processo Diciotti, l’ha spaventato a morte, ha scoperto il suo bluff e l’ha indotto a più miti consigli. L’analisi costi-benefici dell’interesse nazionale segna oggi un punto a favore di chi non vuole sperperare miliardi pubblici in un’opera inutile e inquinante, e uno a sfavore della Banda del Buco e dei suoi portaborse politico-mediatici. Il merito del blocco dei bandi a costo zero va a Giuseppe Conte il quale ha voluto seguire un metodo tutto suo per evitare di sottostare a gruppi di potere. Meglio così. In un Paese serio sarebbero le opposizioni le prime a porgli la domanda (sui poteri). Ma in Italia le opposizioni sono parte attiva di quei gruppi di potere e comitati d’affari: quindi conoscono già la risposta.

La verità è che a Salvini è bastato sostituire  il suo grido di battaglia “nessuno stop ai bandi” con il “farò di tutto perché il Tav si faccia” di ieri e tutto ricomincia come prima e meglio di prima per chi vuole screditare ancor di più questa nostra povera Italia, per quel che ancora c’è rimasto di credibile. Anche per Travaglio continua tutto come prima, settario, fazioso, fanatico e intollerante contro l’opposizione.

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