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Travaglio al vaglio - 1 – Caso De Vito

Raggi vergine onesta. Di Maio decisore inflessibile. PD un incubo.

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Ecco cosa scrive Travaglio questa mattina sul suo Giornale: L’arresto per corruzione di Marcello De Vito, presidente dell’Assemblea capitolina, cioè del consiglio comunale della Capitale, è una notizia gravissima. E il fatto che non sia la prima volta – era già toccato nel 2015, per Mafia Capitale, a quello del Pd Mirko Coratti, poi condannato a 6 anni – non la sminuisce. Anzi, se possibile, la aggrava. Sia perché De Vito è un uomo di punta dei 5Stelle, storico militante fin dalla loro fondazione, soi disant campione dell’onestà. Faceva la morale alla sua acerrima nemica Virginia Raggi, che aveva il torto di averlo battuto alle primarie online nel 2016 e vinto le elezioni, diversamente da lui che le aveva straperse quattro anni prima. Accusava la Raggi e Daniele Frongia di avergli fatto la guerra a colpi di dossier, mentre si erano limitati a chiedere spiegazioni su alcune sue condotte opache, com’è giusto in un movimento che sbandiera la trasparenza. Ora, col senno di poi, si può dire che avrebbero dovuto approfondire meglio. Ma non è detto che avrebbero scoperto qualcosa di paragonabile a quel che si legge nell’ordinanza di arresto. L’impressione è che De Vito all’inizio non fosse una mela marcia, ma che – sempreché le accuse siano confermate in giudizio – lo sia diventato strada facendo, accumulando risentimenti per la mancata sindacatura e magari pensando a sistemarsi in vista della fine della sua carriera politica, tra due anni, alla scadenza del secondo mandato. Di Maio ne ha subito annunciato l’espulsione, marcando la diversità da tutti i partiti che gridano al complotto, alla giustizia a orologeria, alle manette elettorali per rifugiarsi nella comoda scusa della presunzione di innocenza fino alla Cassazione. Si spera che l’espulsione sia stata decisa dopo aver letto le carte, perché un arresto è un fatto pesantissimo, ma non sempre risolutivo. Dipende dagli elementi d’accusa già dimostrati
Se non lo avete notato, tutto questo suo dire, ben scritto, si prefigge l’unico scopo di difendere il Di Maio e la Raggi, senza dimenticare di tirare in ballo, come sempre il PD:
La Raggi viene presentata come una vittima nelle mani di un lestofante onesta e pura. Non passa nemmeno nell’anticamera del cervello di Travaglio che un sindaco della nostra Capitale cui capitano casi come quello di Marra, suo consigliere personale, Lanzarone, chiamato dal Nord a risolvere i problemi dell’ACEA, e ora De Vito, tutti a suo stretto contatto con Lei e tutti attenzionati dalla Magistratura, non sia adatto a gestire l’Amministrazione Romana e la sua enorme complessità. Non lo sfiora il dubbio che la Raggi sia magari onesta ma del tutto inadatta al compito?
Di Maio viene presentato come il decisore inflessibile che non ha bisogno di aspettare la Magistratura per espellere il malcapitato. Pone solo l’auspicio che siano state lette le carte prima di decidere!!! Non lo coglie il dubbio che il tempo per leggere tutte le carte quelle dell’accusa e quelle della difesa non c’è proprio stato. Non lo coglie il dubbio che il comportamento di Di Maio sia stato di stile medioevale, la gogna, o peggio di stile Circo Massimo o Colosseo. Guarda alla decisione e non alle prerogative del cittadino.
PD. Chi legge Travaglio avrà notato che, immancabilmente, nei suoi scritti non può mancare il riferimento a questo partito, il suo incubo. Anche nel caso De Vito, tira banalmente in ballo uno sconosciuto Mirko Coratti del PD romano. Quando si dice che la lingua batte dove il dente duole. Ma la lingua prima o poi si consumerà contro un dente più forte delle sue paturnie.

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