Dopo il risultato delle elezioni provinciali di ieri nel Pd di Isernia scoppia il "Caso Onorato". La ex capogruppo del Partito democratico al comune pentro, candidata nelle liste del centrosinistra alle elezioni di secondo livello, nel capoluogo non aveva ottenuto alcun voto. Nemmeno il suo. La sua è stata una scelta ben precisa dopo aver capito, a suo dire, di non avere il sostegno del partito.
Per questo motivo con una breve nota ha spiegato che si dimetteva da capogruppo del Pd e che nei prossimi giorni avrebbe comunicato i motivi della sua scelta. Alla sua comunicazione è seguito un comunicato del Pd di Isernia nel quale si legge la posizione ufficiale del partito.
Il Direttivo del Partito democratico di Isernia, riunitosi in seduta straordinaria e urgente in data odierna, nel valutare il risultato elettorale del rinnovo del consiglio provinciale di Isernia, a seguito della dichiarazione rilasciata dalla capogruppo al comune di Isernia di fuoriuscire dal gruppo consiliare del PD e dal partito, censura il comportamento della consigliera Fabia Onorato.
La stessa Onorato, senza comunicazione alcuna agli organi di partito, benché la sua candidatura fosse stata da lei condivisa nei vari organismi di partito, ha omesso di votare la lista del centrosinistra al consiglio provinciale esprimendo addirittura la preferenza per un candidato del centrodestra.
Tali dichiarazioni della consigliera Onorato ci esonerano dalla inevitabile adozione di drastici provvedimenti disciplinari comportanti l’espulsione dal partito.
Reputando assai grave tale comportamento, lesivo dell’immagine del partito e dell’intera coalizione, invita la Onorato a rassegnare le dimissioni da consigliera comunale in quanto eletta nella lista del partito democratico grazie agli elettori del PD e del centrosinistra.
Il Direttivo PD di Isernia ritiene, inoltre, che il senso di appartenenza e di comunità dei rappresentanti del centrosinistra debba diventare un punto cardine dell’azione politica del partito.
Il trasformismo continuo, violando il principio di mandato tra elettori ed eletti, alimenta la disaffezione alla politica e offre uno spettacolo indecoroso alla nostra concezione di buona politica, mortificando il valore democratico del voto dei cittadini.