La soprintendenza Archeologica Molise boccia sonoramente il progetto per la costruzione di una centrale a biomasse finalizzata alla produzione di bio gas metano, progetto condiviso dall'amministrazione comunale agnonese guidata dal Sindaco Lorenzo Marcovecchio. Il progetto opera di una nota società romana prevede una centrale a biomasse da realizzare nell'agro di Agnone, per un costo di circa 3milioni di euro.
Il parere negativo e vincolante della soprintendenza molisana si avvale di serie motivazioni legate alla natura del territorio altomolisano e a elementi che lo caratterizzano, la centrale deturperebbe l'ambiente modificando sostanzialmente il paesaggio. Immediata la reazione della società che ha risposto punto per punto alle osservazioni dell'ente. Convinceranno la soprintentenza archeologica le controdeduzioni della società ? L'Alto Molise, l'Atene del Sannio sarà l'habitat ideale per una centrale atta alla produzione di "energia pulita?"
Le motivazioni della soprintendenza Archeologica Molise
«L’impianto ricade in un contesto territoriale a tutela paesaggistica in quanto l’area riveste un notevole interesse di bellezza naturale e panoramica in quanto costituisce un comprensorio omogeneo caratterizzato da una delle tipiche conformazioni naturali delle montagne appenniniche molisane inquadrate da un caratteristico sistema di vette – si legge nella relazione a firma della dottoressa Maria Diletta Colombo -. La realizzazione dell’impianto, pertanto, è tale da provocare una modifica sostanziale a quelle che sono le caratteristiche costitutive dei luoghi, sia per quanto riguarda manomissione naturale, e caratteristica morfologica delle alture molisane, sia per quanto riguarda l’aspetto percettivo e sensoriale di questi luoghi. Infatti l’intervento previsto non può essere considerato semplicemente una discarica o un depuratore interrato, bensì esso consiste in un vero e proprio impianto industriale fuori terra (vedi torre di 18 metri di altezza). Inoltre l’allestimento delle vasche/sacche di digestione determinano forti scavi e conseguenti terrazzamenti, tali da modificare completamente la percezione del contesto territoriale e paesaggistico nei suoi elementi costitutivi, quali la naturalità e la panoramicità venendo a conformare un sito dalle spiccate caratteristiche industriali. Infine – conclude la relazione della Soprintendenza – il progetto, tenuto presente che il volume dello scavo di sbancamento non è affatto trascurabile, la ditta non ha preso in considerazione nemmeno il rischio archeologico, essendo questo un sito di crinale non molto distante dall’area archeologica di San Lorenzo costituita da resti di terrazzamenti e mura in opera poligonale». Per queste ragioni la Soprintendenza ha dato parere negativo alla realizzazione dell’impianto, invitando la ditta a valutare la possibilità di collocare la centrale più a valle, come pure sarebbe opportuno valutare l’individuazione del sito in riferimento alle disposizioni del piano urbanistico.