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Vigilia di Natale, ad Agnone di scena la 52^ edizione del presepe vivente

Quest'anno il tema è "Gesù e la donna antichi protagonisti"

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AGNONE. Più volte ripreso dalla tanta e varia stampa, da radio e tv nazionali ed internazionali, pure con collegamenti diretti, il presepe vivente di Agnone, recitato e a tema, giunto alla sua 52ma edizione e da sempre curato dal locale Cenacolo culturale francescano, presenta quest’anno un argomento assai suggestivo ed importante nell’economia della redenzione cristiana con risvolti sociali davvero immensi e coinvolgenti: Gesù e la donna. Infatti, i testi, scritti e sceneggiati come sempre da Giorgio Marcovecchio (direttore editoriale del mensile “L’Eco dell’Alto Molise”), presenteranno una immagine ed una condizione femminile nata già emancipata, evoluta e determinante dalla mente di Dio e faranno riflettere, assieme alle scenografie, sulle situazioni negative che si sono sovrapposte spesso nel corso della storia dei popoli. La regia di Giuseppe De Martino, storico direttore artistico della manifestazione teatrale-religiosa, è improntata, pure questa volta, alla più convinta, efficace e serafica semplicità che resta alla base del successo di questo particolare evento, sia di critica che di pubblico. Infatti, quello di Agnone è ritenuto uno dei migliori presepi viventi non solo italiani e, certamente, uno dei più longevi ed attraenti per i multimedia, anche perché ha luogo immediatamente dopo la maestosa tradizionale ‘Ndocciata della Vigilia verso le ore 18,30. Le musiche, scelte dal maestro Roberto Carlomagno, sapranno sottolineare in modo toccante, come ogni anno, i testi e le scene, così come i tanti personaggi che agiranno sulla amena collinetta della Villa Comunale della Natività, alla confluenza di Via Marconi e Viale Vittorio Veneto, tra l’ospedale Caracciolo e lo stadio Civitelle. Il movimento coreografico è immesso e coordinato da Alexandra Andronache, maestra di danza romena attiva ormai da decenni in Alto Molise. In tale contesto, l’evidenza dell’allestimento scenografico, dovuto a Fabio Verdone, risulta determinante per la partecipazione di tutte le generazioni agnonesi, dal neonato Bambinello ai più vegliardi, per raccontare la vita di queste montagne, vera Palestina appenninica, con una Betlemme “autenticata” proprio come tale dalle parole di papa Giovanni Paolo II nella sua visita del 19 marzo 1975. Con l’apporto organizzativo del locale teatro Italo-argentino, delle ditte Totaro-Brunetti e di Gennaro Bonanese per gli allestimenti, l’elenco degli attori e delle figure rappresentate forniscono l’idea del percorso biblico e storico della donna nel rapporto tra l’immanente ed il soprannaturale. Da Adamo (interpretato da Cristian Greco) ed Eva (Valentina Nero) fino alla grotta della natività, la donna racconta se stessa e quel disegno divino della redenzione umana che viene esaltato dalla Madonna (Ida Ciccorelli) ma anche dal simbolo stesso delle donne-redente quale sono la Maddalena (Angela Di Pasquo) e la Samaritana (Fabiola Amicarelli). Altri attori protagonisti sono Saverio La Gamba (narratore), Mattia Di Pasquo (Gesù adulto), Lorenzo Mancini (Gesù Bambino), Francesco Di Nucci (primo amico), Tancredi Carlomagno (secondo amico), Domenico Di Rienzo (apostolo), Giusy Iaciancio (l’angelo dell’annuncio), Gabriele La Gamba (Giuseppe), Mariangela Cerbaso (l’angelo della nascita) con Antonio Russo, Antonio Melom e Luigi Dui Niro (Re Magi). Queste principali figure sono contornate da decine e decine di veri ‘Ndocciatori, veri pastori e pastorelle e centinaia di figuranti, in gran parte provenienti dall’Oratorio francescano. Ovviamente, non mancheranno pecore, cavalli e altri animali domestici. E non mancheranno nemmeno vere e proprie sorprese scenografiche e contenutistiche, legate a drammi femminili che necessitano di maggiore attenzione politica e sociologica per eliminare ciò che resta contro la dignità della donna ovunque nel mondo. In definitiva, a difesa dell’immagine della donna che la società contemporanea vuole proporci, la Natività di Agnone evidenzia il grande rispetto e il grande amore che Gesù, ha dimostrato verso la donna, distinguendo nel suo relazionarsi ad essa, il peccato dalla peccatrice.
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