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Di Maio a Campobasso: arrivo blindato per il Movimento Cinque Stelle governativo

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Il Movimento Cinque Stelle era appena nato e i suoi adepti dicevano: non abbiamo bisogno di scorte, la nostra scorta sono i cittadini. Succede che nel 2018 grazie alle elezioni politiche la forza politica diventa forza governativa. Ed è in quel momento che tutto cambia e lo si è visto oggi a Campobasso per la campagna elettorale per le comunali e le europee. Quando il vicepremier Luigi Di Maio è arrivato in piazza Prefettura è stato anche più scortato dei politici casta che diceva di voler combattere. 

Non è arrivato in mezzo alla gente come pur hanno fatto negli anni Berlusconi, D'Alema, Prodi e anche Salvini. Con la vettura è arrivato nelle vicinanze del palco scortato dalle forze di polizia. E come da coreografia  non era nemmeno sul palco mentre parlamentari europei, consiglieri regionali e candidati nei vari comuni si sono presentati alla cittadinanza. 

I temi toccati dal Movimento Cinque Stelle sono sempre gli stessi: reddito di cittadinaza, pensione di cittadinanza, caso Siri, decreto spazzacorrotti e vitalizi. 

"Siamo oltre il reddito di cittadinanza - ha dichiarato Di Maio a Campobasso - il compito del Movimento Cinque Stelle non era solo questo ma anche altro. Con le domande stiamo andando bene. Molti però non sanno che si può chiedere anche la pensione di cittadinanza. Come la abbiamo creata? Con i vitalizi tagliati ai parlamentari e alle Regioni. Se andate a bussare oggi a casa di Cirino Pomicino non troverete più una persona che prende il vitalizio". 

Sulle dimissioni del caso Siri Lega ha aggiunto: "se non avessimo chiesto al presidente Conte di togliergli le deleghe non avremmo avuto modo di chiamarci Movimento Cinque Stelle". 

Sulla sanità ha annunciato di voler fare una legge che toglie alla politica la possibilità di nominare i dirigenti della sanità. E su quest'ultima un passaggio sul Molise dal quale si aspetta una collaborazione con la Giunta regionale affinchè i commissari possano operare. 

Di Maio poi è andato via facendo qualche selfie con la cittadinanza che lo ha invocato. Tanta gente non c'era. La folla copriva dalla cattedrale a Lupacchioli che saranno un massimo di cinquanta metri di lunghezza. C'era in piazza anche il Movimento dei forconi che ha chiesto a Di Maio di sciogliere il contratto di governo con Salvini. 

Ma la notizia nella notizia è che il vicepremier, al contrario delle altre volte, ha deciso di non rilasciare dichiarazioni a tutta la stampa ma solo a due televisioni regionali con le quali il suo staff romano aveva preso accordi. Gli altri giornalisti in piazza non hanno avuto il privilegio di porre alcuna domanda. Cosa che nemmeno Silvio Berlusconi quando era il presidente del Consiglio. Ricordiamo ancora la calca e le resse a San Giuliano di Puglia e a Campobasso dove magari aveva preso accordi con qualche tv per una intervista lunga ma non si è mai sottratto alle domande degli altri. 

Ricordiamo anche le resse per intervistare Romano Prodi o Massimo D'Alema. Come ricordiamo che Matteo Renzi da presidente del Consiglio decise di non parlare con nessuno. Ma tutti hanno rispettato la regola del tutti o nessuno. Stasera in piazza c'era invece la stampa di serie A e quella di serie B. Se questo è il cambiamento si stava meglio quando si stava peggio. E se Di Maio stasera è già a Roma chi pagherà le conseguenze di tutto ciò sarà la credibilità del Movimento locale, specialmente a Campobasso e Termoli, che si presenterà alle urne il 26 maggio. 

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