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Salvini e il discorso della montagna

Salvini, da fratello padano a papà degli italiani. A quando Papa?

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Il nostro Ministro degli Interni, Matteo Salvini, mette alla gogna i magistrati rei di non interpretare la legge come lui vorrebbe, tratta gli elettori di sinistra come fossero dei mentecatti, li deride anche quando sono su un’autoambulanza, differenzia gli italiani a seconda delle loro idee, deride i giornalisti dei giornaloni, si fa beffe dei professoroni, disprezza i cittadini italiani di etnie particolari, vuole la galera per tutti gli italiani che si prodigano a favore dei migranti affastellandoli alla peggiore delinquenza, poi, però, si sdoppia: parla col rosario in mano, invoca la Madonna, annuncia il cammino di Santiago di Campostela, rimprovera i preti e aggredisce Papa Francesco. Ci sono molti indizi che portano a ritenere che egli aspiri al Soglio Pontificio: ha iniziato con i fratelli padani, poi ha allargata la parentela agli italiani del Nord Italia; oggi apprendiamo che Matteo è papà di 60 milioni di italiani, senza distinzioni tra nord, centro e sud; sappiamo tutti della sua voglia matta di sbarcare in Europa per diventare, chessò, lo zio o altro parente stretto degli europei; il passo, per il pontificato, è breve.
Il passaggio da fratello padano a padre degli italiani è coinciso con la sua salita sulla montagna con il crocifisso sulla bocca per lanciare all’Italia questo messaggio: «Se le regole europee mi dicono di non dare da mangiare a mio figlio che ha fame, io che faccio? Secondo me viene prima mio figlio e i miei figli sono 60 milioni di italiani». 
Difficile credergli, salvo un atto di fede infinita, perché, a questa frase, non segue mai una dichiarazione tesa a farci capire con quali soldi intende sfamare gli italiani. I suoi, non di certo; quelli dei lavoratori e imprenditori italiani, neanche, visto che vuole ridurre l’imposizione fiscale. Con quali soldi, allora? Facendo debiti? Pagando interessi a go-go? Scaricando tutto sulle generazioni future, come han fatto i politici degli anni 80 e 90 con il risultato che oggi siamo costretti a pagare 80 miliardi di interessi all’anno, somma simile a quella necessaria per istruire i nostri giovani?
Ovviamente, di fronte a tanta spregiudicatezza, al limite della blasfemia, il popolo italiano ha reagito a suo modo, spernacchiandolo: 
«Mario Draghi scrive a Salvini: “Papà, il taglio del debito dev’essere credibile”».
«Cacchio, se Salvini è mio papà gli giro le multe che ho preso».
«Scusa papà, ma sono mesi che non ti si vede al lavoro; spendi i soldi solo per cose inutili; vuoi portare gli amici in vacanza con tariffa flat e ora che la banca ti chiede del mutuo, dici che devi sfamare i tuoi figli? ».
«Otto milioni di studenti oggi finiranno la scuola. Un minuto di silenzio per papà Salvini che ce li avrà per casa tutto il giorno»
«Scoprire il giorno del mio compleanno di avere per padre Salvini mi ha intristita: non mi ha fatto gli auguri, né tantomeno un regalo.
«Bene, allora, Papino tira pure fuori la mia paghetta con tutti gli arretrati che tanto hai 49 milioni che ti avanzano».
Aspettiamo che Salvini cammini sulle acque.

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