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Licenza di uccidere

Le legge voluta da Salvini vuole dare un aiuto a chi viene aggredito in casa. La percezione degli italiani, invece,  è che si possa sparare sempre e comunque. Si finisce nei guai.

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E alfine è successo, come molti paventavano.. 
La riforma voluta da Salvini, specifica che non può essere colpevole di eccesso di legittima difesa colui che si è difeso da un’aggressione nella sua abitazione, e restringe l’ambito della punibilità,aggiungendo tra le giustificazioni per chi commette il fatto lo stato di grave turbamento psicologico derivante dalla situazione di pericolo.
Purtroppo, gli italiani hanno percepito tutt’altro: gli italiani hanno la percezione che si possa impunemente sparare sempre e comunque,ancorché in assenza di aggressione personale.  
Ce lo racconta la storiaccia che vede coinvolti un commerciante italiano, il tabaccaio Franco Iachi Bonvin, e il ventiquattrenne moldavo Ion Stavila. Questi, alle 3 di notte, a Pavone Canavese, alle porte del quartiere San Bernardo di Ivrea, insieme con altri due suoi compagni di rapina, ha tentato l’assalto alla macchinetta distributrice dei tabacchi. Il titolare, Franco, di 67 anni, svegliato dal sistema di sicurezza collegato al suo negozio, è uscito con una pistola e lo ha ucciso.
Inizialmente, s’era detto che la sparatoria fosse avvenuta nel negozio o comunque in strada. Ora, si apprende, stando alle ricostruzioni successive alla prima spiegazione data a caldo dall’interessato,  che il tabaccaio ha sparato sette pallottole dall’alto del suo balcone mentre il ragazzo era in fuga li sotto il suo balcone. Una di esse è andata dritto al cuore del ragazzo. 
Il procuratore di Ivrea ha fatto sapere: il tabaccaio non era in pericolo, perché risulterebbe che non ci sia stata un’aggressione alla persona ma solo al suo portafogli…. Infatti ha sparato per difendere duemila euro: a tanto ammontava il bottino del furto. 
La vita di Ion per 4 spiccioli, e, ora, infiniti fastidi giudiziari e non scalfibili sensi di colpa per Franco.

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