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Ecco cosa dichiarano i lavoratori autonomi

I lavoratori autonomi esercitano funzioni problematiche e ad alto rischio, ma le loro dichiarazioni dei redditi....

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Non v’è alcun dubbio che il dipendente di azienda privata, sempre che non operi in aziende in crisi, timbra il suo cartellino e, fatto il suo dovere, riceve i suoi emolumenti regolarmente a fine mese. Pe il dipendente pubblico, va molto meglio perché, in molti casi, non si ha la minima idea del suo apporto alla produzione del reddito nazionale.
Di contro, il lavoro autonomo è difficile, pesante, faticoso problematico. Tutte le mattine si è costretti ad aprire l’ufficio o ad alzare le serrande senza alcuna vera garanzia che gli affari possano procedere nel modo voluto. Occorre pensare al fisco, ai propri dipendenti, alle numerosissime scadenza amministrative e fiscali, ai diversi obblighi di legge, ai versamenti da fare, ai crediti inesigibili, agli scoperti bancari, ecc. ecc… 
Nessun dubbio, quindi, che il lavoratore autonomo sia molto più stressato del lavoratore dipendente per la concorrenza che subisce, la competizione continua, l’assillo di regole, il rischio degli affari.
Ma questo non giustifica la sua situazione reddituale che il Dipartimento delle Finanze del Ministero dell’Economia ha ufficializzato con la sua ultima comunicazione relativa ai redditi del 2017, il cui contenuto è sintetizzato nella tabella in copertina.
E, così, nelle professioni mediche si è dichiarato in media un reddito annuo di 53 mila euro (2.800 al mese). Studi legali e notarili si attestano a 63 mila 200 euro (3.300 netti al mese), i consulenti fiscali e del lavoro a 58 mila 700 (3.000 netti al mese). Nel commercio al dettaglio di prodotti alimentari, bevande e tabacco si guadagnano imponibili da 15 mila e 500 euro (900 netti al mese), gli albergatori 34 mila 900 (1.900 netti al mese). E poi bar e caffè 15 mila 200 euro (850 netti al mese), i riparatori di auto e moto 18 mila 800 euro (1.200 netti al mese), parrucchieri e servizi alla persona 15 mila 200 (870 netti al mese), i 25,3 mila delle costruzioni (1.400 netti al mese), ai quali si aggiungono i 32,4 mila delle attività immobiliari (1.700 netti al mese). 

 

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