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Ma davvero l’Italia merita questi due ministri?

Di Maio, ministro dello Sviluppo Economico, affossa le società in Borsa. Salvini, ministro degli interni, usa fucili per ammazzare una mosca.

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Lo spettacolo che stanno dando questi due ministri è davvero deprimente.
Di Maio, in chiarissima situazione di difficoltà per il calo dei consensi e per la concorrenza interna al suo movimento (vedi Di Battista), ha letteralmente perso la testa. Come ministro dello Sviluppo Economico, ha nelle sue mani due fascicoli molto importanti: ILVA e ALITALIA.
Ebbene, nel primo caso, gonfiando il petto ha preteso e ottenuto che, per decreto, fossero tolte le immunità penali per reati ambientali commessi dalla società ArcelorMittal, nuova subentrata alla gestione Riva, salvo apprendere che i nuovi dirigenti intendono chiudere lo stabilimento piuttosto che essere incriminati per reati commessi da altri, in passato. Preso in contropiede, il ministro balbetta: questo è un ricatto, perché una soluzione la si trova. La ArcelorMittal sta aspettando di sapere quale è la soluzione e dovrà essere proprio Di Maio a trovarla. Senza di essa il più grande stabilimento siderurgico d’Europa verrà chiuso e 8.200 lavoratori andranno a casa. Nel secondo caso, Alitalia, a mercato borsistico aperto, Di Maio ha sparato a palle incatenate contro il gruppo Atlantia dei Benetton, oggi la principale azienda nel mondo attiva nel settore delle infrastrutture autostradali, aeroportuali e dei servizi legati alla mobilità, con una presenza articolata in 16 Paesi. Le ripercussioni sulle quotazioni in borsa possono essere pesantissime specialmente nel momento in cui è la magistratura che sta svolgendo le indagini sul ponte Morandi di Genova e non le ha ancora chiuse. Di più, il gruppo Atlantia è l’unico che potrebbe salvare l’Alitalia. In queste condizioni, il rischio è quello di distruggere il settore aereo nazionale e, con esso, il settore delle infrastrutture autostradali in Italia e nel Mondo. Bel capolavoro di gestione politica del Paese.
Salvini, da parte sua, ignora la politica dell’immigrazione: 1. gli sbarchi in Italia continuano tanto che ne hanno contato, negli ultimi mesi, nel silenzio totale, circa 3.000, con barchini di fortuna; 2. non riesce a rimpatriare una cippa dei 600.000 immigrati irregolari che avrebbero dovuto essere espulsi in pochi giorni (dixit in campagna elettorale). Invece arma la polizia e la guardia di finanza di mitragliatrici e cannoniere per tenere a bada 42 disgraziati, tra cui anche minori, come fossero bestie (possono stare in alto mare anche fino a Natale).

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