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Da mani pulite al caso Carola Rackete, l'opinione di Armando Bartolomeo: dell'antica civiltà italica non resta nulla

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Questa notte, quando ho visto il filmato dell'arresto di Carola Rackete, comandante della Sea Watch, ho pianto. Di solito le lacrime sono una liberazione ma, in questo caso, era il dolore che le provocavano. Il dolore innanzitutto per il mio paese: ridotto a tifoseria da stadio; fischi e insulti contro una persona che si è caricata sulle sue spalle tutta la responsabilità del caso. Questo spettacolo indegno fa da corollario alle manifestazioni di odio e intolleranza che già da qualche giorno circolavano sui social.

L'odio e la xenofobia sono diventati il pane quotidiano di cui si nutre il popolo italiano. Gli italiani "brava gente" è un mito che anche la storia ormai a sfatato da tempo, chiedete agli etiopi o agli sloveni, vi parleranno di leggi razziali, campi di concetramento e rappresaglie contro le popolazioni civili. Ma poi c'è stata la Costruzione più bella del mondo, in cui i valori di pace, tolleranza e uguaglianza sono sanciti in maniera forte , chiara e sicura.

Allora ti chiedi se i Padri Costituenti abbiano perso solo tempo a tentare di educare un popolo e ad ammorbidire dure cervici a questi valori. Gli insulti di una volgarità rivoltante verso una persona che ci ha messo la faccia e non come qualche suo italico collega che ha abbandonato la nave per mettersi in salvo prima dei passeggeri lasciandola miseramente affondare. Legalità, il grido che si distingueva su tutti gli altri. Ricordo le dimostrazioni di sostegno ai giudici di "mani pulite" sotto il tribunale di Milano, dimenticate poco dopo per farsi governare, per circa un ventennio, da un pluripregiudicato.

Oppure, cosa ancora più recente, farsi governare da un partito che ha rubato alla collettività, quindi a tutti noi italiani, una cifra con cui avremmo potuto risolvere qualche problema di bilancio. È facile comandare questo popolo! Basta dargli in pasto un nemico contro cui sfogare le proprie repressioni e il gioco è fatto. "Rien ne va plus". Cosa importa che il governo non governi; che la disoccupazione non scende; che le accise - come promesso- continuino a infestare il prezzo dei carburanti; che problema c'è se i nostri giovani prendono ogni giorno, sempre più numerosi, la strada dell'emigrazione; ci possiamo preoccupare che il nostro sistema industriale sia al collasso; oppure una sanità allo stremo. No, tutto questo è niente difronte all'invasione in atto che un fantomatico capitano ogni giorno cerca di frenare a mani nude. Ho pianto anche per gli applausi riservati alla Capitano, applausi strumentali, fatti di ripicche e loschi giochi di potere. A Carola e al mondo intero dobbiamo dimostrare ben altro che una sterile solidarietà. Domani si spegneranno i riflettori sulla Sea Watch e su Lampedusa. Tutti aspetteranno un'altra nave con cui regolare le proprie beghe politiche, intanto i disperati continueranno a arrivare e morire senza che il problema venga seriamente affrontato e soprattutto risolto.

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