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La strage di innocenti

Trump ripristina la pena di morte in tutti gli Stati Uniti d’America. Un inno alla ferocia

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Da 16 anni negli USA vigeva il blocco della pena di morte. L’ultimo a morire, con una iniezione letale, fu Louis Jones, nel 2003, condannato a morte per il rapimento, lo stupro e l’assassinio di una giovane appena arruolata nell’esercito. 
Ieri, senza che nessuno si sia sorpreso più di tanto, conoscendo il cinismo e l’ignoranza di Donald Trump, il ministro della Giustizia americana William Barr ha riesumato la pena di morte a livello federale. Il boia si è rimesso in azione e sono già state programmate 5 esecuzioni. Si torna al clima di decenni fa in cui uno Stato si comporta né più né meno come un delinquente qualsiasi, in cerca di vendetta. La decisione, di per sé già nefasta e sconvolgente, diventa criminale se si pensa che la Giustizia Americana, a causa delle sue procedure frettolose e superficiali, porta a condanna oltre il 30% di innocenti. Questo significa che sui 2.673 prigionieri nel «miglio verde» (numero aggiornato al primo aprile 2019), l’ultimo tratto che porta dalla cella alla camera della morte, oltre 700 saranno giustiziati pur sapendo che statisticamente potrebbero essere non colpevoli.
A questa barbarie conduce il cinismo di chi crede di avere la verità in tasca, di chi si autonomina Dio in terra, di chi  si arroga il diritto di decidere in nome di una comunità, finendo per trasformare una comunità umana in un comunità di bestie.

 

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