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Caccia al nero

Nel foggiano lavoratori stagionali vengono presi a sassate

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Son buoni e a buon mercato i pomodori, le zucchine, i cocomeri, le melanzane. Chi coltiva? Chi raccoglie? Di certo, questi lavoratori stagionali pagati quattro soldi non sono biondi e con gli occhi azzurri; no, sono le “bestie” (nella spensierata etimologia della bionda Meloni) che dovrebbero starsene a casa loro o crepare in galera. Si svegliano all’alba e, a piedi o in bicicletta, vanno a farsi reclutare dal «caporale» di turno per lavorare nelle campagne. 
E il popolo civile italiano, che ogni giorno viene bersagliato da leghisti e fascisti con farfanterie della peggiore specie (malattie, stupri, omocidi), cosa fa? Si arma di sassi e, allegramente come fossimo ad una fiera, sale in macchina e bersaglia a più non posso questi poveracci che, pur di non morire, si adattano ai lavori più umili e più sottopagati, abitano in luoghi fatiscenti e vestono di stracci.
Non si tratta di una accusa generica perché l’ANSA comunica come in quattro diversi giorni (13, 15, 17 e 23 luglio) e in nove diversi episodi, altrettanti lavoratori africani siano stati bersagliati alla testa da sassi lanciati da auto in corsa. Qualcuno se l’è cavata con graffi in faccia, uno ci ha lasciato un dente. Uno, però, è finito in ospedale con lo zigomo fracassato e la vista compromessa ad  un occhio.
Nessun politico si precipita sul posto, la stampa espelle queste notizie dai giornali in senso totale o confinandole in ultima pagina. I magistrati, non so, ma è probabile che abbiano altre priorità anche perché pare che la caccia alla testa del nero sia diventato un reato normale come il furto di un calzino al supermercato.

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