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Zero è il numero che idealmente riporta a Di Maio. 

Crescita, Povertà, Mandato Parlamentare, ….iperboli impossibili

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Chiunque italiano ricorda Di Maio che, da un balcone di Palazzo Chigi, ripreso da tutti i canali televisisi e tutti i social di questa povera Italia, annunciava: Abbiamo sconfitto la povertà! Abbiamo azzerato i poveri. E così proseguiva in TV: Con la pensione di cittadinanza e il reddito di cittadinanza che introdurremo in questa legge di bilancio, noi, in maniera decisa, con questa manovra, con questa legge di bilancio, avremo abolito la povertà. Ebbene, questa fu la prima attenzione rivolta al numero zero, ignaro del fatto che il concetto di povertà è estremamente relativo e del tutto impossibile da eliminare, salvo dire “farfanterie”, come direbbe Camilleri: Oggi, nel paniere di riferimento della povertà c’è anche il cellulare; 50 anni fa, non c’era quasi nulla di quello c’è oggi. Domani sarà ancora diverso.
Ora si è inventato il Mandato Parlamentare Zero con queste parole:“Come possiamo fare per fare in modo che una persona che è stata eletta come consigliere comunale al primo mandato poi si ricandida per provare di nuovo a vincere e quindi a diventare sindaco, non ce la fa e torna in consiglio comunale…Come possiamo fare per non disperdere la sua esperienza? Abbiamo deciso di introdurre il mandato zero”, spiega Di Maio nel video. “Che cos’è il mandato zero? È un mandato, il primo, che non si conta nella regola dei due”.Di Maio usa lo zero per far credere al popolo italiano che il M5S non viene meno a uno dei capisaldi del movimento stesso: dopo due mandati a casa. E, così, ci si inventa, lo zero.  In effetti, l’introduzione del mandato zero più che una deroga all’identità dei 5S, è una deroga all’aritmetica. Questa nuova eccezione alla regola di base del Movimento, ricorda un dialogo di ”Ricomincio da tre”, la celebre commedia del 1981 diretta da Massimo Troisi.
Ma quando uno eccede nell’utilizzo di un numero, finisce, poi, che quel numero lo perseguiti. E, così, stamattina Di Maio, alla sveglia, si è ritrovato uno ZERO spaccato sbattuto in prima pagina dopo il comunicato stampa dell’ISTAT di ieri sera: L’Italia si è fermata di nuovo. Nel secondo trimestre dell’anno, infatti, secondo i dati preliminari diffusi ieri dall’Istat, la crescita dell’economia è stata pari a zero. L’Istituto di statistica parla ufficialmente di «stagnazione». Dopo il +0,1% del primo trimestre dell’anno, che ci aveva portato fuori dalla recessione, la nostra economia subisce dunque un’altra pericolosa battuta d’arresto (da La Stampa).
Ma Di Maio, dopo un momento di confusione ha ritrovato la verve leggendo che: Di contro arrivano però dati positivi sul fronte del lavoro con la disoccupazione che a giugno scende al 9,7%, ai minimi dal 2012, ed il tasso di occupazione che sale al 59,2%, dato record dal 2004. Purtroppo il suo ottimismo deve essere stato momentaneo perché, sul Corriere della Sera, sempre di stamattina, Dario Da vico dimostra come ci sia poco da rallegrarsi, nel senso che i dati sull’occupazione, che sembrerebbero positivi, sono in effetti falsati dai parametri degli inattivi sul lavoro (coloro che non cercano lavoro). Per cui viene facile un suo riferimento ad un twitter apparso sul profilo satirico Vujadin Boskov che ha inquadrato il doppio dato Istat alla maniera dell’indimenticato allenatore blucerchiato: «Ma se disoccupazione scende e Pil è fermo, nuovi assunti sta tutti in tribuna». 

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