Ieri pomeriggio l’Italia ha vissuto una tragicommedia impietosa, con ministri che se le son suonate di santa ragione,.
Il Bello. Tragica era la figura del Presidente del Consiglio Conte, che, alla fine, ha assunto su di sé tutta la responsabilità di porre fine alla farsa innescata da Salvini 13 giorni fa, inebriato dai fumi del Papeete e da percentuali di consenso inusuali. Ha indicato chiaramente in Salvini il responsabile della crisi e lo ha accusato di incoscienza, insipienza istituzionale, slealtà, pericolosità. Sembra che a parlare fosse Saviano e non il Presidente del Consiglio. Ha concluso la sua arringa con: “La decisione della Lega che ha presentato la mozione di sfiducia e ne ha chiesto l’immediata calendarizzazione oltreché le dichiarazioni e comportamenti conseguenti, chiari e univoci, mi impongono di interrompere qui questa esperienza di governo”. Pochi minuti dopo, ha aggiunto: “Alla fine di questo dibattito mi recherò dal Presidente della Repubblica per dimettermi".
Il brutto. Comica era la figura del Ministro Salvini che, tra l’imbarazzo della sua stessa gente, dopo aver scatenato la crisi sfiduciando formalmente il governo di cui faceva parte, chiesto di andare a votare nel più breve tempo possibile, prima ha tentato di recuperare con una serie di capriole dialettiche, poi ha cercato di ritardare la fine di un governo che lui stesso aveva sfiduciato e, infine, ha ritirato la mozione di sfiducia 5 ore dopo che Conte aveva annunciato di dimettersi e mezz’ora prima che Conte replicasse agli interventi per poi recarsi al Quirinale dal Capo dello Stato. Uscendo dall’aula del senato, senza sprezzo del pericolo, ha dichiarato:è evidente che il M5S aveva già in mente di rompere questa alleanza per fare un governo con il PD. Stupefacente e tutto da ridere. Il M5S era al suo guinzaglio; gli stava votando tutto e di più, snaturandosi del tutto e piano piano avrebbe ceduto, dopo averlo fatto con ILVA, TAP, TAV, Sicurezza 1 e 2, anche su flat tax e autonomie regionali. Senza un motivo alcuno pretende di andare al voto. Roba da colpo di sole. Era il dominus della situazione e ha mandato tutto all’aria con una mossa strategica degna di Don Chisciotte. Ha sfidato Conte e il governo sotto la calura di Ferragosto e ora lo accusa di aver tramato contro di lui e di non aver il coraggio di assumersi responsabilità. Tipico di chi, preso dalla paura di essere fatto fuori anche dai suoi leghisti per aver combinato un casino che più grosso non poteva, entra in confusione e non sa più che dire per tirarsi su. Di fronte a questo spettacolo indecoroso, Giuseppe Conte, annunciando di salire al Colle per le dimissioni, ha avuto gioco facile a concludere il suo discorso al Senato con: Salvini provoca la crisi di Governo, presenta la mozione di sfiducia contro di me ma non ha il coraggio di assumersi la responsabilità della crisi stessa. Allora questa responsabilità, per dignità, me la assumo io.
Il Cattivo. Politica è la figura di Matteo Renzi che, subito dopo la mozione di sfiducia presentata dalla Lega, con il M5S e il PD in preda al panico, ha rovesciato il tavolo, con l’aiuto di Beppe Grillo. S’è alzato dal tavolo dove, mangiando pop corn, si godeva lo spettacolo di un governo in crisi e immerso in una maionese impazzita, e ha piazzato un cuneo in tutte le contraddizioni che erano sul tappeto, facendo lui stesso una capriola a 180°, offrendo una sponda ai 5S: Vanno fermati i barbari; occorre un nuovo governo perché non aumenti l’IVA; l’Italia va messa in sicurezza, sia per quanto riguarda l’aspetto economico e finanziario, sia per quanto riguarda la politica estera e l’alleanza europea; va ripristinato un clima di tolleranza, combattendo il clima di odio sociale sparso a piene mani in questi ultimi 12 mesi. Poi si potrà votare.
E, così, tragicamente ma anche comicamente, si chiude l’esperienza del governo gialloverde, proprio nell’anno che, a detta dei suoi attori, avrebbe dovuto essere un anno bellissimo. Per fortuna c’è la prospettiva che nasca un nuovo governo utile a ripulire l’aria da nebbie e fumogeni.