Era originaria di Campobasso ma viveva da anni a Pradalonga, un piccolo centro in provincia di Bergamo, con la madre e la sorella la 21enne Alessandra Mainolfi, uccisa il 9 giugno 2008 da Mohamed Safi. L'uomo era stato condannato a 12 anni di carcere ma stava usufruendo di permessi premio. L'uomo nel frattempo aveva stretto un'altra relazione.
Ma nella scorsa notte la 44 enne di Torino che si era legata a lui è stata sgozzata. Un femminicida recidivo Mohammed che ha tentato di uccidere ancora proprio quando la sua seconda vittima, in realtà sopravvissuta per miracolo, aveva scoperto i precedenti del suo compagno, che era ben decisa a lasciare.
L'uomo ha colpito con una bottiglia di vetro la compagna, condannato a 12 anni, e detenuto alle Vallette, usufruiva di un permesso per lavorare in un bistrot. Doveva rientrare in cella alle 2.
I due si erano visti nella quartiere Barriera di Milano ed erano saliti sul un tram della linea 4 per andare a casa della donna. Scesi dal tram, l'uomo l'ha gettata a terra e si è avventato su di lei con una bottiglia di vetro, cercando di sgozzarla davanti ai passanti, che han chiesto aiuto. L'uomo ha cercato di scappare, ma è stato fermato in via Leini dalla polizia.
Nel confessare l'omicidio di Alessandra Mainolfi disse: «Ho perso la testa, non volevo ucciderla – aveva detto in carcere il ventiseienne -. Non so cosa mi è preso: abbiamo iniziato a discutere, poi non mi ricordo più cosa è successo. So solo che mi sono trovato improvvisamente con un coltello insanguinato in mano; a terra c’era Alessandra ferita».
Dopo undici anni ha colpito ancora e non ci sono giustificazioni di sorta da attribuirgli ora come allora.