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Impianto a Biometano, le dichiarazioni del sindaco non convincono: ecco le domande di Umberto di Ciocco

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Le recenti dichiarazioni rilasciate dal sindaco di Agnone, Lorenzo Marcovecchio a un giornale locale a proposito dell'installazione, nei pressi dell'agro agnonese, di un impianto a biometano, sollevano più di una perplessità.

 Leggo riferite dal sindaco di Agnone: "L’impianto biometano non produrrà inquinamento”

 Ma possibile che questa vicenda non mi fa stare tranquillo? Ho domande precise.

Prima dichiarazione: “escludiamo l’utilizzo della FORSU“ (il rifiuto organico). La tabella allegata al Decreto Ministeriale del Min. Svil. Econ. del 23 Giugno 2016 TABELLA 1.A ELENCO SOTTOPRODOTTI UTILIZZABILI NEGLI IMPIANTI A BIOMASSE E BIOGAS, elenca i prodotti utilizzabili. Se vi capita leggetela è molto indicativa. La domanda è: chi o che cosa vieta alla società di fare uso di questi prodotti?  Esiste un atto a garanzia della cittadinanza che ne vieta l’uso? I patti si scrivono, senza ambiguità. Altrimenti sono chiacchiere.

Seconda dichiarazione: come fa l’amministrazione comunale a sapere che “l’approviggionamento delle materie arriverà dalle aziende del posto”?  La differenza tra potenziale e disponibilità reale è fondamentale.  Per l’eolico, il solare e l’idrico le disponibilità si possono rilevare con strumenti e mappe storiche. Dipendono solo dal buon Dio. Per il biogas e derivati, esistono valutazioni sul potenziale. Il Piano Energia e Ambiente della regione Molise, lo valuta, per il distretto di Agnone, utile per piccoli impianti di 100 Kw. Questo proposto è di 800!

Il paragone con l’Emilia Romagna, citato nell’articolo, non è sostenibile. L’amministrazione comunale conosce quanto letame, suino, bovino, avicolo e caseario questa Società sarà in grado di farsi dare realmente dai privati? La preoccupazione è che, se poi non si convincono i produttori a cederlo, dove lo si prende? O cosa si sarà costretti ad usare per far fronte ad un investimento di 3,5 milioni di euro?

La Società potrà pure dichiarare di avere dei contratti già stipulati. Non possiamo sapere con chi, in quanto contrattazioni private, ma sarebbe stato utile che la stessa all’atto di presentare la domanda dichiarasse la stipula di 1, 10 ,1000 patti. Per iscritto. No, chiacchiere senza dati certi. In questo modo l’amministrazione può obiettivamente verificare la serietà della proposta. Il Comune ha valide competenze legali in materia, utili a farci stare tranquilli. Qui nessuno è contrario a priori, ma manco fesso!

Poi, mi pongo una domanda in qualità di produttore agricolo. Ma il digestato, il cui materiale di provenienza non è dei miei animali, caso mai con residuo di prodotto caseario, ce lo metterei sui miei terreni? Assolutamente, no. Scusate ho una mentalità contadina, tipica di queste parti. Sono il solo a ragionare così? Tutta questa certezza di disponibilità di terreno - diversi TIR al giorno - riferita nell’articolo, dove sta certificata. Si creerà una emergenza? In genere la paga sempre il pubblico. Non ho pregiudizi. O se ce li vedete, persuadetemi a pensarla diversamente.

Una curiosità: chi ha scritto l’articolo affermando “la coincidenza vuole che le due società” – quella bocciata dalla sovraintendenza e la nuova – “facciano riferimento alla stessa persona”, ha fatto ironia ?

 

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