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Presunta corruzione: in una lettera Vito Gamberale smonta il castello accusatorio

Altomolise.net pubblica in esclusiva il documento del manager agnonese

redazione
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ROMA. Una lettera per chiarire la sua posizione in merito all’inchiesta che la magistratura ha deciso di avviare in Toscana e Lombardia sulle vicende Sea di Milano e il consorzio Sit di Firenze (partecipato dal Gruppo Autostrade). Vito Alfonso Gamberale, manager agnonese e amministratore delegato del fondo infrastrutture F2i, impugna carta e penna e precisa alcuni passaggi delle due vicende che suo malgrado lo vedono indagato. Altomolise.net pubblica in esclusiva il documento. SEA. F2i ha acquistato il 30% della società nel dicembre 2011, a seguito di una procedura di asta pubblica del Comune, contraddistinta da trasparenza e legalità in ogni sua fase. Tutta l’operazione è stata accompagnata da un chiasso politico-mediatico basato su generiche accuse di svendita, mai ancorate a dati. Per dare consistenza al dibattito basta procurarsi i dati. E’ noto che la società aveva avviato, dalla fine del 2010 e fino al settembre 2011, un processo di quotazione, poi bloccatosi per sopraggiunte forti criticità di mercato. Basta allora acquisire le valutazioni fatte dai consulenti per stabilire il prezzo base di borsa, la stima fatta fare da SEA per la vendita della propria quota, il prezzo dell’offerta non vincolante di F2i. Sarà facile dedurre quali di questi tre è il maggiore e quale il minore. Se il prezzo offerto da F2i fosse il minore, allora c’è stata svendita; se fosse il maggiore, allora F2i avrebbe prospettato una vendita interessante per il Comune. In aggiunta si confrontino le condizioni di governance ed i vincoli posti dal Comune nel bando dell’asta con quelli proposti da F2i in fase di offerta non vincolante. E poi si facciano le deduzioni. Tutti sanno che il Comune ha scelto il percorso della offerta non vincolante per assicurarsi almeno un interessato alla gara, al fine di poter incassare i soldi attesi. Perché lo stesso Comune era andato incontro a due aste deserte di altro asset infrastrutturale, bandite senza disporre di una offerta di riferimento. Questi i fatti su cui parlare. Leggo, poi, di possibile turbativa d’asta. Come si fa a turbare un’asta per la quale si deve inviare o si invierà una offerta vincolante, destinata a divenire pubblica? E’ come essere accusati di conoscere il contenuto di una propria lettera, scritta o da spedire a qualcuno! E come si fa a turbare quell’asta, se se ne parla con chiunque, a cominciare dai consiglieri della propria azianda, che hanno approvato quella offerta? In ogni caso sono a disposizione per risponderne a chiunque abbia titolo giuridico e/o istituzionale per chiedermene conto. SIT. E’ un consorzio costituito all’inizio della decade scorsa per realizzare un breve collegamento autostradale al Nord-Ovest di Firenze. Soci costituenti sono Autostrade per l’Italia, due impresa di costruzione locali, MPSI, le Camere di Commercio di Firenze e di Prato. Detto accordo ha rappresentato, da diverso tempo, una aspirazione della Regione. Viceversa, per le sue caratteristiche globali (costo, traffico, redditività) non ha mai interessato nessun concessionario autostradale, tanto meno il Gruppo Autostrade. Sono stato Amministratore Delegato di Autostrade dal 2000 all’aprile del 2006, allorché ruppi con gli azionisti di riferimento, al punto da essere mandato via! La presenza di Autostrade nel consorzio per la realizzazione del suddetto raccordo è maturata nella logica di “un’opera di compensazione” cui partecipare a beneficio del territorio, più che come interesse economico strategico, del tutto inesistente. Quindi una partecipazione più per compiacere che per avere piacere! Poi, l’erogazione del contributo (peraltro previsto come vincolo del progetto) da parte della Regione sarebbe avvenuto nell’ottobre 2006. Ossia in tempi successivi e distanti dalla mia presenza e dalle mie responsabilità in quel Gruppo. Per questa vicenda è stata data ampia mediaticità alle perquisizioni delle abitazioni mia e del sig. Riccardo Conti, avvenute nella mattinata del 16 marzo scorso. Riccardo Conti è stato Assessore alla Infrastrutture della Regione Toscana fino al 2009 (leggo dalla stampa). I miei rapporti con lui sui fatti di Autostrade sono finiti, nei fatti, nell’aprile 2005, formalmente nell’aprile 2006. Come detto, quel raccordo, assolutamente, non ha rappresentato un piacere fatto da Conti ad Autostrade. Semmai una compiacenza al contrario. Non avevo, quindi, alcun motivo per sentirmi in debito di gratitudine, da parte di Autostrade, verso Conti. Tanto meno da pagare detto debito quattro anni dopo la mia tempestosa uscita dal Gruppo. Mi sono ritrovato Riccarso Conti nel Consiglio di Amministrazione di F2inell’aprile del 2010, al rinnovo del CdA. La sua designazione è avvenuta da parte del socio Fondazione Monte Paschi di Siena. Io non ho e non avrei potuto avere alcun potere di designazione dei Consiglieri. E’ un potere dei soci, cui tocca anche la mia stessa nomina. Come potrei aver compensato il Conti, non avendone né motivo originario né sentimento per conto dell’ex azienda di cui ero stato ad (ma dalla quale mi ero separato in violenta contrapposizione), con una designazione che non mi competeva? Anche qui sono a piena disposizione della Magistratura fiorentina per spiegare e chiarire qualsiasi cosa, ammesso che sia necessario. E di sicuro non c’è da attendere tempo, visto che la “mole” della documentazione sequestrata nei miei uffici (contenuta in un raccoglitore di 8 cm) non ha nulla a che vedere con i fatti oggetto di questa indagine. Come pure il materiale informatico. Vito Gamberale
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