CAROVILLI - Ha lasciato Carovilli San Pietro Celestino Papa; è rimasto nella chiesa di Santa Maria Assunta ben 10 giorni insieme al santo patrono locale, Santo Stefano del Lupo, qui nato e che qui riposa in permanenza. Nel corso della funzione di commiato sia il Vescovo, Mons. Domenico Scotti, sia il Parroco, don Mario Fangio, sia il Sindaco, Antonio Cinocca, hanno tracciato un bilancio delle dieci giornate di presenza del Santo. Il Vescovo ha sottolineato due aspetti fondamentali dell’insegnamento di Celestino più volte ribaditi a Carovilli: il primo riguarda il suo ritiro in un eremo, la sua ricerca di isolamento per meglio dedicarsi alla preghiera.
“Questa scelta – ha dichiarato Mons. Scotti – è stata dettata da spirito di umiltà e sacrificio; il Santo non si è sottratto al mondo, si è sentito parte integrante di esso e non ha mai smesso di osservarlo e viverlo intensamente e non ha smesso di sostenere e confortare tutte le persone che si rivolgevano a lui”. L’altro aspetto evidenziato dal Vescovo è stato quello della “perdonanza” ed ha ribadito che San Pietro Celestino ha voluto seguire in modo particolare l’insegnamento di Gesù nello spirito di assicurare perdono a tutti coloro che si pentono e nella ricerca a condurre una vita di pace e riconciliazione con tutti. Il Parroco ed il Sindaco hanno sottolineato la riscoperta dello spirito di fratellanza e dell’amore per la natura come bene da usare e non abusare.
Ma San Pietro Celestino ha fatto un altro regalo a Carovilli perchè ha creato l’occasione per conoscere meglio un altro suo figlio: cioè quello che lo storico V. Ciarlanti chiama Stefano delli Caravilli e che viene indicato tra i discepoli del santo molisano insieme ad un altro personaggio delle nostre parti, Rinaldo da Rionegro. La conferma viene anche da un altro storico, E. Marini, il quale elenca tutti i 22 padri che facevano parte della comunità monastica di Santo Spirito a Maiella nel 1288, insieme a Celestino, e tra questi fa il nome di Stefano de’ Calvelli. Anche lo storico Ludovico Zanotti nel 1644 afferma: “si può pienamente credere che fra’ Stefano de Calvelli fosse un buon religioso, discepolo di San Pietro Celestino”.
Il parroco di Carovilli, don Mario Fangio, a questo punto è stato spinto dalla curiosità ad approfondire la conoscenza di fra’ Stefano ed ha trovato che è stato ritenuto personaggio di spicco, tanto che uno degli storici dell’Ordine dei Celestiniani, V. Spinelli, lo indica quale monaco di “eminente sapere e bontà”. La scoperta non si ferma qui, un altro storico, Antinori, sostiene che tra i progettisti della chiesa di Colle Maggio ci fossero Stefano di Calvelli e Bartolomeo da Trasacco già incaricati dell’acquisto del terreno. Questo a dimostrazione della sua fama di uomo di eminente sapere; ma un altro episodio descrive quanto fosse stimato dai confratelli. Al momento di procedere all’elezione del primo Abate dei Celestiniani i 22 monaci facenti parte della comunità si trovarono in grande imbarazzo perché San Pietro Celestino non volle essere candidato al ruolo e nessuno degli altri si sentiva degno dell’incarico, allora il futuro Papa decise che fosse un comitato, come si direbbe oggi, di tre “compromissori” a prendere la decisione, le tre persone erano: Stefano di Caravelli, Gualtiero della Guardia e Giovanni di Tocco. I tre ascoltarono riservatamente tutti gli altri monaci e scelsero quale abate Francesco Ronci di Atri.
Dopo questa bella pagina della vita di fra’ Stefano, il nostro monaco carovillese ricompare ne 1294 fondatore e Abate del monastero di Santa Maria a Maiella di Trivento. Di lui al momento non si sa altro né dove né quando è morto, né dove è sepolto, ma forse non si fermeranno le ricerche.