Il Movimento Cinque Stelle, con a capo Andrea Greco, ieri sera festeggiava per aver raggiunto l'accordo con Toma. Un patto tra il diavolo e l'acqua santa (scegliete voi chi ricopre ciascun ruolo) che ha permesso l'eliminazione dell'incompatibilità dei ruoli di assessore e consigliere regionale. Che di fatto abolisce la surroga di chi viene eletto e viene scelto per ricoprire incarichi assessorili. Nel caso di specie Vincenzo Cotugno, Vincenzo Niro, Nicola Cavaliere e Roberto Di Baggio.
Il presidente della Regione Donato Toma anche festeggiava. Per lui era normale cambiare questa cosa in corso d'opera, in bilancio con la legge finanziaria e non modificando la legge elettorale. E assicurandosi, con la votazione dell'interpretazione autentica, anche l'effetto retroattivo della norma. Ora a entrambe le forze politiche si potrebbe chiedere ulteriore coraggio e dimostrare che quando si vuole le cose si possono cambiare.
In primis al presidente della Regione, che in corso d'opera lo ricordiamo, ha permesso con la sua maggioranza che si cambiassero le regole per la nomina della commissione per le pari opportunità . Ne sono entrati a far parte di diritto anche gli uomini, nonostante la legge del 2000 fosse chiara. Ma con questo cambiamento in corsa di fatto un organismo del consiglio regionale che non è mai partito. Toma ha detto no, ricordiamo però anche questo, alla proposta del Pd che chiedeva l'obbligo di inserire la quota di genere in Giunta Regionale. Hanno detto no anche dalla prossima legislatura. Come avevano chiesto Fanelli e Facciolla. Ovviamente cambiare questa regola, di civiltà per il mondo contemporaneo, è risultato meno importante che togliere di mezzo quattro consiglieri surrogati e far venire meno il principio democratico della rappresentanza elettorale. Chiediamo che il centrodestra ci ripensi e metta mano di nuovo anche alla normativa sulla parità di genere.
Ne abbiamo anche per i Cinque Stelle. Vorremmo che Andrea Greco e compagni chiedessero al Movimento Cinque Stelle di Campobasso di lottare per eliminare anche a Palazzo San Giorgio l'incompatibilità tra consiglieri e assessori comunali. Si tratta della stessa norma che era prevista fino a ieri sera in regione e che ha permesso agli eletti 21, 22, 23 della lista di Roberto Gravina di entrare in Consiglio. Per sostituire gli assessori Simone Cretella, Luca Praitano e Paola Felice che erano stati eletti anche come consiglieri. Uno dei tre surrogati, Nicola Giannantonio, occupa anche la posizione di presidente della commissione cultura. Esattamente come Paola Matteo era segretaria del consiglio regionale. Quindi il principio se è valido per la Regione deve essere valido anche al Comune di Campobasso e per tutti gli enti locali. Dove l'articolo 19 dello statuto comunale dice: Art.19 ( Incompatibilità tra consigliere ed assessore ed altre incompatibilità ) 11 1. La carica di assessore non è compatibile con la carica di consigliere comunale. 2. Qualora un consigliere comunale assuma l’incarico di assessore cessa dallo status di consigliere all’atto dell’accettazione della nomina, ed al suo posto subentra il primo dei non eletti della stessa lista. 3. Non possono fare parte della giunta il coniuge, gli ascendenti, i discendenti, i parenti ed affini del sindaco fino al terzo grado. Se la norma prevista dal Tuel del 2000 andava bene per i consiglio comunali e provinciali perché invece era così antidemocratica per la Regione? Questa la domanda da fare al Movimento Cinque Stelle. Soprattutto considerando che la norma nazionale e comunale, in caso si revochi l'assessore comunale quest'ultimo non rientra nemmeno in Consiglio.
Basta lottare per abrogare i primi due commi di questa legge e così si dimostra di essere davvero wind of change come ha sostenuto Toma citando gli Scorpions. Un giornalista può solo dare suggerimenti: ora sta alla politica coglierne il senso e applicarlo.