«Iniziative che comportano misure meno restrittive non sono possibili», sono «in contrasto con le norme nazionali» e quindi «sarebbero da considerarsi a tutti gli effetti illegittime». Giuseppe Conte, parla alla Camera nel corso della informativa sulla Fase 2 e mette subito in chiaro quale sarà l’atteggiamento del governo nei confronti delle fughe in avanti regionali all’indomani dell’ordinanza calabrese che dispone la riapertura immediata di bar e ristoranti.
Ma l’intervento del premier si apre tra le polemiche della Lega, indignata per l’assenza di mascherina sul volto di Conte. Si scatena la bagarre per qualche minuto, con alcuni deputati del Carroccio che per protesta si tolgono la mascherina, e il presidente della Camera Roberto Fico è costretto a sospendere subito la seduta. Dopo pochi istanti l’intervento può riprendere.
Il Governo non ha mai improvvisato in solitaria sull’emergenza coronavirus. Esordisce il capo dell’esecutivo, ricordando come il Parlamento sia stato costantemente informato, «e lo dimostra la mia presenza in questa e in altre occasioni», dice. «Le misure prese fin qui tengono conto di tutti gli interessi. Sono frutto di una interlocuzione con tutti i membri del Governo, i capi delegazione di maggioranza, le parti sociali e i rappresentanti degli enti territoriali riuniti più volte in una cabina di regia».
L’imperativo categorico per il governo nella gestione della crisi, spiega Conte, non devono essere «le opinioni mutevoli che si susseguono, ma le raccomandazioni frutto di elaborate riflessioni degli esponenti del mondo scientifico» e secondo un rapporto «non segreto» del Comitato tecnico scientifico «la riapertura simultanea di scuole e attività porterebbe un incremento esponenziale dei contagi». Proprio in base alle indicazioni dei tecnici, il governo ha fissato la data del 4 maggio come «l’inizio di un graduale ritorno alle attività produttive e commerciali. Si tratta di un primo passo fondamentale affinchè il Paese possa incamminarsi verso la riconquista di una vita normale. Ma questa seconda fase sarà di convivenza con il virus, non di liberazione dal virus». Siamo ancora «dentro la pandemia», ricorda il premier e una riapertura generalizzata potrebbe comportare una nuova saturazione delle terapie intensive. «Qualsiasi atteggiamento ondivago, passando dal “chiudiamo tutto all’apriamo”, rischia di compromettere in modo irreversibile gli sforzi fatti. Il governo non può assicurare il ritorno immediato alla normalità precedente. Ci piacerebbe ripristinare le abitudini dei cittadini ma dobbiamo sapere che il virus continua a circolare».