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Regione, Toma si muove per tentare di salvare il salvabile: tempi tecnici e politici ritardano la mozione di sfiducia

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Sono ormai trascorsi 3 giorni dal voto sull' ospedale di Larino. Le minacce di dimissioni di Donato Toma sembrano essere rimaste tali. Non solo non si è dimesso ma starebbe lavorando alla ricostruzione della maggioranza di centrodestra. Obiettivo sopravvivenza. 
 
Stando a quanto emerso dalle votazioni per il centro Covid i più facili da convincere a non votare la sfiducia sono Salvatore Micone, Gianluca Cefaratti e Armandino D' Egidio. Lo stesso Andrea Di Lucente, che sul centro Covid si è espresso come Toma, potrebbe essere convinto a rientrare sulle sue posizioni.
 
Diverso il discorso per Michele Iorio, che voterà la sfiducia, e per Aida Romagnuolo che nell' ultimo consiglio ha attaccato frontalmente il sistema Toma. L' ago della bilancia resta ancora una volta  Filomena Calenda che, stando ad indiscrezioni, sarebbe stata riavvicinata dalla Lega per convincerla alla collaborazione.
 
Importante da questo punto di vista il lavoro del neoassessore Marone. Il quale starebbe facendo da collante per convincere Calenda a rientrare. In ballo ci sarebbe la gestione delle politiche sociali. Tema sul quale la presidente della IV Commissione é da sempre sensibile. In particolare quando si parla dei fondi per la non autosufficienza. 
 
Nei prossimi giorni, per chiudere la partita, dovrebbe tornare in Molise anche il coordinatore Yari Colla. 
 
Nel frattempo il neo costituito polo civico si incontrerà questa sera. Tema all' ordine del giorno la mozione di sfiducia al presidente.
 
E dal fronte delle opposizioni. Il Movimento Cinque stelle è già pronto con il testo da firmare. Il Partito Democratico invece si deve riunire in direzione venerdì per stabilire quali saranno i temi da sostenere. 
 
Insomma prima della prossima settimana la mozione non sarà sul tavolo del consiglio. Poi ci saranno altri giorni per Toma per pensare a un nuovo accordo di centrodestra. Per ora il voto in Molise sembra allontanarsi. Toma ha tutto il tempo di far rientrare la nuova crisi. Mentre il Molise continua a morire di fame e le speranze di sviluppo si riducono al lumicino.
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